Localizzazione: è vero che sempre meno giochi vengono tradotti in italiano?

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Effettivamente è passato un po’ di tempo, ma pochi giorni fa, su Twitter, si è creata l’ennesima polemica. Il tema principale? La localizzazione italiana.

A dare il via è stato @_stroopwaffle del team indipendente Those awesome guys.

Ciò che riporta nel suo thread è veritiero? La localizzazione italiana va così male?

La risposta, almeno inizialmente, è semplice: no. Basta guardarsi attorno per vedere come Resident Evil, Zelda Breath of the Wild, Thronebreaker: The Witcher Tales e Monster Hunter: World abbiano perfino un doppiaggio, per non parlare di Cybperpunk 2077, che vanterà importanti figure come Luca Ward e Alessandro Rossi. Infine, tra i titoli che sono stati localizzati – senza un doppiaggio – vanno menzionati anche Judgment, spin-off della serie Yakuza, Nier Autamata, sequel di Nier e a sua volta spin-off di Drakengard (grazie al suo successo potremmo avere, probabilmente, la nuova versione di Nier Replicant in italiano per la prima volta!), e Persona 5: Royal, la riedizione del titolo Atlus rilasciato nel 2017.

Persona 5 Royal è il primo titolo della serie ad avere una localizzazione italiana
Trailer Italiano di Yakuza: Like a Dragon – Heroes of Tomorrow

In oltre, in queste ultime ore, è stato confermato che Yakuza: Like a Dragon avrà i sottotitoli in italiano, mentre nello scorso Nintendo Direct Mini sono stati mostrati Shin Megami Tensei III: Nocturne – HD Remaster e Shin Megami Tensei V coi testi nella nostra lingua, facendo supporre che anch’essi verranno localizzati.

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In parole povere, per noi italiani la situazione non è mai stata più rosea.

Tornando al tweet!

È estremamente probabile che la polemica, verta su un punto ben preciso: la localizzazione italiana per un team indipendente. Al ché, vorrei quasi esclamare “Hey, ha scoperto l’acqua calda!”, ma la questione mi ha dato terribilmente fastidio nel momento in cui prende in esame le statistiche di Steam come se fossero realmente attendibili.

Difatti all’interno di quelle statistiche, sono presenti tutti i videogiochi pubblicati all’interno dello store di Valve, quindi vi sono tutti quei titoli in accesso anticipato che sono stati abbandonati o che non vedranno mai la luce, sono presenti titoli indipendenti creati col solo scopo di tirar su qualche spicciolo a discapito degli acquirenti – simil truffa, praticamente – e via dicendo.

Quindi se si inseriscono in questa equazione anche quel genere di prodotti, è normale che le statistiche facciano pensare a quanto la localizzazione italiana sia sconveniente.

Oltre a quanto espresso sulle statiche di Steam, c’è un’altra questione di cui non si sta tenendo conto, l’esistenza di: GOG, Origin, Uplay, Epic Games Store, Microsoft Store, PlayStation Store e via dicendo. Ogni piattaforma citata ha la sua politica, dove azienda X può supportare un progetto indipendente, ed i suoi prodotti esclusivi (pertanto assenti nello store di Valve).

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Un dato veramente interessante, ma che spesso non viene preso in considerazione, nonostante la sua importanza, è la crescita del mercato italiano. Difatti nel Aprile del 2020, Lorenzo Fantoni de “La Stampa”, riporta un fatto degno di nota: il mercato dei videogiochi in Italia vale circa 1,8 Miliardi di Euro e, cosa non di poco conto, se si butta un occhio agli anni passati è in costante crescita.

Per concludere

La polemica sollevata sulla localizzazione italiana, non è del tutto sbagliata e può essere anche comprensibile – basti pensare all’immenso Disco Elysium ed a quanto costerebbe tradurre tutte quelle linee di dialogo –, difatti non ci si può aspettare che un team con un budget estremamente ridotto si metta a localizzare il proprio prodotto in lingue che non ritiene redditizie.
Però, quando si affrontano determinate questioni, è meglio tenere in considerazione più elementi possibili, soprattutto quando si effettuano delle ricerche su piattaforme come Steam.

Ci tengo a far presente, che Frank, “non si ritiene un esperto e che i suoi risultati, sono frutto di una sua ricerca”.

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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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