God of War: Ragnarok – Recensione versione PlayStation 4

Share

Se al “Squadra che vince, non si cambia” si tende a dare ascolto, PlayStation Studios e Santa Monica Studio non sono propriamente d’accordo. Dietro al seguito di quel God of War (2018) di Cory Barlog, oggi troviamo Eric Williams al suo esordio nei panni di Director, veterano all’interno degli studi di Santa Monica, avendo lavorato al sistema di combattimento dei God of War fin dalla nascita della serie (e tenete a mente che il primo God of War venne pubblicato nel 2007).

Ad oggi, i tempi sono cambiati e di conseguenza è cambiato anche God of War adattandosi sempre più agli standard più diffusi oggigiorno, attingendo ad alcune meccaniche da GDR, al “open map”, una componente action presente ma meno marcata rispetto al passato, una componente narrativa meno “caciarona” e più profonda senza sacrificare troppo le fasi di combattimento. Tutti parametri fedelmente rispettati in questo sequel.

Il Ragnarok 

Sono passati alcuni anni dalla sconfitta di Baldur, Freya ha sete di vendetta nei confronti di Kratos ed Atreus, mentre Midgard è vittima del Fimbulvinter, che amplifica alcuni aspetti caratteristici dei rispettivi regni. Ad esempio, nel caso di Midgard, l’inverno è ancora più rigido a causa di costanti e gelide tempeste.

Atreus e Kratos vivono i propri giorni nel tentativo di prepararsi al fatidico giorno nel quale il Ragnarok si paleserà, o almeno questo è ciò che sembrerebbe agli occhi del giovane, la reale ragione sta nelle tavole di Jotunheim che hanno predetto la morte di Kratos. Però, Atreus non è altri che un giovane e scoperta la sua vera identità al termine del precedente capitolo, proprio a Jotunheim, si getta in alcune “avventure” assieme a Sindri, all’insaputa di Kratos, nel tentativo di scoprire maggiori informazioni sul suo scopo durante il Ragnarok, cercando risposte che solo la propria madre Faye poteva fornirgli.
Questo, finché Thor non si presenta alla loro porta, con intenti non propriamente lusinghieri. 

Leggi  Spiderman 2: Hanno ucciso l'uomo ragno

La trama spinge chiaramente verso un epilogo ben noto: Ragnarok, la fine di tutto, ma anche nella costante interiore di Kratos stesso, dovendo scegliere se riabbracciare la propria natura oppure lasciarsi trascinare dagli eventi.
La narrazione costruita attorno, si prende i suoi tempi, nel tentativo – a mio avviso ben riuscito – di far evolvere i vari personaggi nel modo più coerente e plausibile previsto, senza snaturarli eccessivamente: un chiaro esempio può vedere Kratos, non esattamente lo stesso che si è visto nella vecchia serie greca, che conscio del futuro che lo attende cerca di preparare Atreus allo scopo di sopravvivere, così da non intraprendere la via della guerra con le sue dirette conseguenze; stessa cosa dicasi per Atreus, che si presenta come il classico adolescente, con la sua impulsività e curiosità, ma che al tempo stesso cerca di dimostrare a Kratos e Mimir il suo valore, fattori che vengono amplificati quando fa la scoperta del futuro che li attende. Ovviamente non sono stati fatti sconti nei confronti di Odino, Thor ed altre divinità, fino ad ora semplicemente menzionati tramite delle cronache disseminate tra i regni.

Forse fin troppo fedele al capitolo precedente

In God of War: Ragnarok non viene dato spazio solo alle sequenze cinematografiche od alle emozioni, Santa Monica Studio ha riempito i Regni di missioni secondarie, non propriamente ispirate tanto da dare l’impressione di esser state concepite da “riempitivo”, ma che spingono comunque il giocatore all’esplorazione ed ai combattimenti contro svariati nemici. Proprio su quest’ultimo aspetto si denota il primo e vero balzo in avanti rispetto al 2018, con una buona diversificazione di boss – alcuni ripetuti, ma non in maniera ossessiva –, inoltre le Valchirie han lasciato il posto ai Berserker, ovvero 12 boss da sconfiggere disseminati tra i regni.

Leggi  Sony e Bungie: una riflessione sulla recente acquisizione

Per il resto, il sistema di combattimento segue in maniera fin troppo fedele il suo predecessore, apportando alcune modifiche sotto al cofano ed inserendo la possibilità di modificare lo Scudo equipaggiato scegliendone altri con peculiarità differenti. Non manca l’introduzione di una nuova arma, provvista anch’essa di un ramo d’abilità proprio.
Non sempre alcune modifiche risultano efficaci, come ad esempio la scelta di modificare il sistema di rotazione a 180°, che ora risulta meno efficace dovendo tener premuto il tasto L1 premendo successivamente la Freccia direzionale verso il basso. Inoltre, difficile poterlo confermare con assoluta certezza se sia un problema del gioco in sé, ma su PlayStation 4 è stata notata una reattività inferiore rispetto al suo predecessore con alcune abilità, come ad esempio Tempesta Evasiva, che non sempre vengono eseguite

Graficamente non ci sono dubbi

Aspetto cardine delle più recenti produzioni PlayStation Studios, assieme a quello narrativo, il comparto grafico di God of War: Ragnarok rappresenta un eccellente punto di arrivo, anche per PlayStation 4. Tolti un paio di problemi, come la reattività d’esecuzione di alcune abilità e qualche sporadico fenomeno di pop-in, le prestazioni sono estremamente buone, segno che è stata riposta una certa cura lato ottimizzazione

Con questo comparto grafico, al quale segue la medesima impostazione da piano sequenza del suo predecessore, seguono una direzione artistica e level design, ben congeniati per sfruttare al meglio questa vecchia console, con un’alternanza tra corridoi e spazi più o meno ampi.

Nulla da dire contro i modelli poligonali e le espressioni dei personaggi che compaiono su schermo, in grado di restituire un buon feedback rispetto a quanto avviene schermo, come ad esempio il primo incontro tra Thor e Kratos, partendo dallo scambio di battute fino ad un susseguirsi di… Tuonanti pugni, con un mix di sequenze video e sessioni giocate decisamente esaltanti.

Leggi  Hell Let Loose in arrivo per Android e iOS

È di certo un buon videogioco, ma c’è una nota d’amarezza

God of War: Ragnarok svolge perfettamente il suo compito, quello di portare in scena il Ragnarok, facendolo però secondo le regole di Santa Monica Studio, proprio come avvenuto con la Caduta dell’Olimpo nella precedente saga. Kratos e compagni hanno una crescita dovuta agli eventi che li hanno visti come protagonisti nel capitolo precedente, ma non solo; Kratos in particolar modo si porta sulle spalle il peso delle sue azioni che hanno portato all’epilogo di quel God of War III, lo si vede costantemente in conflitto con sé stesso, nel tentativo di non ricommettere i medesimi errori, in questo non mancano alcuni rimandi a Deimos e Calliope. 

Il reale problema sta nel come questo compito è stato svolto. Santa Monica non ha fatto altro che svolgere il compito prefissatosi: seguire quella direzione impostata nel 2018, ma senza apportare stravolgimenti o modifiche concrete. Perché sì, questo è un classicissimo more of the same, dove il primo vero “stravolgimento” lo si ha con l’apprendimento di nuovi modi per sfruttare la Furia di Sparta ed il secondo arriva allo sbloccare di una nuova arma che consente a Kratos di raggiungere luoghi che precedentemente gli erano preclusi.

Va assolutamente riconosciuto l’impegno dello studio nel essere riuscito ad ottimizzare per bene GoW Ragnarok su PlayStation 4, confezionando un’esperienza di gioco ben solida e costante, senza particolari bug, glitch o crolli prestazionali.

Consigliato

Pregi

  • Comparto visivo
  • Narrazione
  • Divertente da giocare
  • Nel complesso è ben ottimizzato

Difetti

  • Fin troppo quel God of War del 2018

Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

You may also like...