FIFA 21 e l’ennesimo caso che vede un bambino spendere denaro nella modalità “FUT”

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Non sono solito trattare questo genere di argomenti, ma voglio prendere la palla al balzo per immergermi in una guerra che va avanti da quando EA Sport ha introdotto la sua celebre, e tanto discusa, modalità Ultimate Team all’interno di FIFA, con questo articolo scritto di getto.

Prima di immergerci nella discussione, è necessaria una piccola premessa nel tentativo di chiarire cosa sia FUT (FIFA Ultimate Team, n.d.r.).

La modalità Ultimate Team prevede che il giocatore metta in piedi la propria squadra di calcio sfruttando i vari calciatori presenti all’interno di FIFA e vincere le varie partite da disputare contro altri giocatori, per assicurarsi dei premi sempre più prestigiosi. Ma come si entra in possesso di tali calciatori? Come funziona? Per farla breve, il giocatore dovrà acquistare — con crediti di gioco o valuta reale — dei pacchetti contenenti i vari calciatori, v’è la possibilità di trovarne di vari tipi, da quelli meno abili a quelli più rari e “preziosi”. Dunque, il tutto può facilmente ridursi in una meccanica da classico gioco Pay-to-Win — più paghi, più hai possibilità di trovare le migliori carte, più potrai battere gli avversari online.

Da qui, prima possiamo buttarci in quello che, personalmente, ritengo l’antipasto e poi la discussione!

Un bambino di 13 anni, ha speso ben 6000£ (oltre 8000$) su FIFA 21 nella modalità FUT

Pare che nel Regno Unito un bambino abbia speso 6000£ (oltre 8000$) su FIFA 21 (si suppone, logicamente, che siano stati spesi nella modalità FUT), non sappiamo se a comunicarlo sia la madre od il padre, ma la notizia sta girando grazie ad un post attraverso il portale Mumsnet.com (Mumsnet è un portale dedicato ai genitori del Regno Unito, per info cliccate qui).
Nel citato post, si legge come i genitori abbiano voluto allentare la presa sul proprio figlio di 13 anni, cedendogli una maggior libertà nel giocare ai videogiochi, in particolare a FIFA 21, menzionando la perdita degli amici, un lutto in famiglia e l’impossibilità di poter uscire a causa del blocco dovuto dalla pandemia.

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Da quel dì passano circa 3-4 mesi, quando i genitori si ritrovano un pagamento rifiutato, scoprono una spesa di oltre 6000£ su Xbox e, principalmente, FIFA.
All’interno del post non manca una certa auto-colpevolizzazione per essere stati troppo negligenti, ma anche una critica sulla esagerata semplicità nel effettuare acquisti.

We accept it is our responsibility as a family and his responsibility not Microsofts, but still, it feels too easy. He said they keep offering deals and ‘packs’ which are a bit like panini cards – you don’t know what you are going to get so elements of gambling I suppose…

Colpa di EA, dei genitori, dello Stato o di tutti?

In questi anni, se anche tu lettore “bazzichi” per la rete, saprai di certo che dare la colpa per qualsiasi cosa ad EA è la cosa più semplice e naturale che vien fuori da parte dell’utenza. Io sono il primo ad ammettere che, in diverse occasioni, ho puntato il dito contro l’azienda americana, ma non è sempre così semplice e, di tanto intanto, capita che dobbiamo aprire gli occhi. È impossibile incolpare la singola azienda, bisogna spingere le autorità competenti ad intervenire, nel nostro caso il PEGI e lo Stato Italiano.

Le Loot Box nel legale e l’intervento delle autorità

Le Loot Box, così vengono denominate quelle meccaniche che spingono i giocatori a spendere e spendere nella speranza di avere fortuna, sono uno degli aspetti più controversi degli ultimi anni. L’Unione Europea ha affermato di non ritenere le Loot Box alla pari del gioco d’azzardo, pertanto rimanda la scelta ai singoli stati membri, difatti in Belgio e nei Paesi Bassi sono state bandite, mentre in Slovacchia le autorità stanno investigando sul da farsi.

Insomma, non essendo considerate come gioco d’azzardo, sia su FIFA che su altri prodotti, non troverete la valutazione PEGI relativa al gioco d’azzardo, ma solo la “classica” relativa agli acquisti in-game. Proprio per questa ragione io sento di suggerire a te, ed a tutti coloro che vogliono una maggior tutela, di far sentire le vostre voci a chi di dovere. Insultare EA nelle chat, nei post e nei commenti, non porterà a nulla ed anche se fosse, avrete buttato giù solo una testa — e neanche la più grande, se andiamo a considerare Take Two con Rockstar Games e Epic Games.

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I genitori e, la costante, negligenza

Che sia FIFA, Clash of Clans, Fortnite od altri, non è la prima volta che un genitore lamenta delle spese folli compiute dal proprio figlio. Lasciatemi dire, con assoluta fermezza, che la colpa non è altra che del genitore.
Siamo ormai nel 2021, abbiamo dozzine di modi per tener traccia dei pagamenti effettuati, ogni banca possiede un’applicazione che consente di monitorare il proprio conto. Inoltre, quasi ogni applicazione notifica i movimenti in entrata e in uscita. Come se non bastasse, grazie alla verifica in due passaggi ed alla possibilità di bloccare il proprio smartphone con l’impronta digitale, col volto o con un PIN, le possibilità che un bambino riesca a “rubare” i dati per effettuare spese si riduce veramente al minimo.

Insomma, poche scuse, assumete le vostre responsabilità.

Il meccanismo del “voglio di più”

Le Loot Box, così come i pacchetti di FUT o di qualsiasi altro gioco dove si compra un “contenitore” contenente oggetti di varia natura, si basano sul desiderio di trovare l’oggetto più raro e, a seconda del gioco in questione, più potente. In un FIFA può essere una particolare carta di Cristiano Ronaldo, in un Overwatch può essere una skin leggendaria di un qualche evento a tempo determinato di Lucio — potremmo fare migliaia di esempi, ma spero che questi vi bastino —, in entrambi i casi, il giocatore può essere spinto ad investire sempre più finché non trova l’oggetto desiderato. Inoltre, se nell’equazione inserissimo il desiderio e la voglia di rivaleggiare sull’avversario, il giocatore può sentirsi — in un certo senso — costretto ad acquistare ed investire in pacchetti/forzieri. Finendo nel brutto circolo della dipendenza.

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In parole povere

Siamo arrivati al dunque. La questione micro-transazioni è sempre spinosa ed i bambini con una carta di credito possono combinare diversi disastri. Le micro-transazioni non sono rimborsabili, così come i contenuti aggiuntivi una volta avviato il semplice download, dunque, se avete un figlio, non potete assolutamente permettergli di avere il libero accesso allo store, soprattutto se v’è collegata una carta, perché curiosando di qua e di là, potrebbe fare diversi acquisti.
Piuttosto, se proprio ci tenete, collegate una PayPal (od una qualsiasi prepagata) ideata appositamente per lui con un budget estremamente ridotto così da educarlo nel gestire il proprio denaro.


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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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