Torn Away – Recensione

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La Seconda Guerra Mondiale torna protagonista in un nuovo videogioco: Torrn Away. Come Valiant Hearts: The Great War e This War of Mine, il videogioco del piccolo studio Perelesoq, cerca di contraddistinguersi dalla massa, non proponendo uno sparatutto od uno strategico, bensì un’avventura, quasi visual novel a dire il vero.

La piccola fuga

È il 12 agosto 1942, nelle vesti di Asya, una giovane bambina russa di Stalingrado il cui padre è da poco partito per il fronte per combattere l’avanzata del esercito Nazzista, viviamo il fatidico bombardamento della città. I sopravvissuti al tragico evento, tra cui Asya e la madre, vengono deportati nei “campi di lavoro” in Germania. Trascorrono ben 853 giorni, è il 23 dicembre del 1944, dobbiamo guidare Asya verso il suo paese attraversando le gelide foreste della Germania, nelle quali dimorano anche feroci oltre alla presenza dei soldati tedeschi che pattugliano l’area.

L’intento dello studio Perelosoq è quello di mettere in scena la crudeltà della guerra da un altro punto di vista, che a tratti riporta alla mente This War of Mine di 11 Bit Studios. Durante la fuga troveremo documenti riguardanti altre vittime di guerra, ma anche personaggi disposti ad aiutare Asya nonostante le sue origini. Il messaggio che vogliono mandare è chiaro: se sei un tedesco della Seconda Guerra Mondiale, non è detto che tu sia favore alla guerra. Un messaggio che può essere ripreso oggi, durante il conflitto tra Russia e Ucraina -non lo menziono a caso, Perelosoq è uno studio di sviluppo russo.

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Molto visual novel

La struttura di Torn Away è praticamente da visual novel. Ci sono delle sezioni in cui ci si trova a giocare, dove ci ritroveremo a fuggire o semplicemente a camminare, mentre la narrazione fa il suo corso. E forse uno dei problemi del videogioco è proprio questo: l’enorme lentezza. Oltre alla predominanza della visual novel sull’intera esperienza di gioco, narrativamente si prende tutto il tempo del mondo per raccontare avvenimenti, che siano flashback di Asya o di altri personaggi che s’incontrano sulla strada per tornare a casa. Anche nelle sezioni in cui si gioca Torn Away è incredibilmente lento, ritrovandoci a tener inclinato lo stick sinistro verso destra per minuti che sembrano interminabili. Di tanto intanto ci ritroveremo a dover spostare casse o risolvere dei piccoli enigmi di natura estremamente elementare, ma si trattano di situazioni brevi che fungono più da espediente per “andare avanti”.

Poca grafica, tanta estetica

Essendo una produzione a basso budget, lo studio non ha di certo spinto sulla grafica brutale.
Perelesoq ha saggiamente optato per uno stile 2D, puntando totalmente sulla componente estetica che rimanda a dei veri e propri quadri in movimento. Tutto in Torn Away è ben dettagliato e “disegnato”. Di conseguenza le animazioni risultano essere un bel po’ legnosette, ma considerando che non sono presenti sequenze particolarmente dinamiche, non risultano essere un problema.

Sensazioni finali

Torn Away è un videogioco lento, che pur non essendo particolarmente longevo, rischia di risultare un po’ pesante da mandare giù con sessioni troppo lunghe. Probabilmente il miglior modo di godere di questa piccola avventura è quello di suddividere le sessioni di gioco in piccoli momenti, quasi alla mordi e fuggi.
La storia narrata funziona, personalmente non l’ho trovata particolarmente emozionante, ma il messaggio alla sua base arriva. La crudeltà, disperazione e depressione sono tutte emozioni che arrivano e che vengono trasposte in maniera credibile.
Sfortunatamente risulta tutto un poco appesantito dalla formula estremamente “visual novel”, colpa del fatto che si gioca realmente poco.

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Consigliato con riserva

Sintesi Recensione

  • La storia estremamente gradevole, che fa da pilastro centrale di tutta l’esperienza di gioco;
  • Il comparto artistico è di buon livello, in grado di far passare in secondo piano le animazioni rigide;
  • Il gameplay sfortunatamente risulta un po’ pesante da mandar giù, a causa della sua vena molto “visual novel”.

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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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