Doom Eternal: la recensione del frenetico FPS di id Software

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Dopo l’apprezzato reboot del 2016, id Software torna con Doom Eternal, sequel che aveva l’arduo compito di migliorare una formula consolidata nell’ambito degli sparatutto in soggettiva.

Eravamo molto curiosi di mettere le mani sulla nuova avventura del Doom Slayer che per l’occasione segna l’esordio di un nuovo engine: l’id Tech 7.

Trama

Doom Eternal è ambientato alcuni mesi dopo il precedente capitolo, con i Demoni sempre più agguerriti che hanno conquistato gran parte del Pianeta Terra.

In questa nuova avventura il Doom Slayer è alla ricerca dei Tre Cavalieri, come ben sapete la trama non è mai stato un aspetto fondamentale nella storica saga di id Software e per quanto siano presenti più cutscenes del solito, rimane ancora l’aspetto più trascurabile e meno interessante della produzione, anche se c’è comunque stato un passo in avanti rispetto al predecessore.

Tuttavia il team ha deciso di approfondire maggiormente la lore rispetto al passato tramite il Codex sarà possibile visionare diversi documenti sui nemici e sui luoghi che ci troveremo ad esplorare durante l’avventura.

La sensazione che abbiamo avuto iniziando Doom Eternal è come se id Software ci abbia voluto spingere subito nell’azione senza troppi riferimenti a ciò che è accaduto prima, rendendo giocabile il nuovo capitolo anche a chi non ha avuto l’occasione di giocare il reboot del 2016.

Come consuetudine per la saga, il racconto è un pretesto per farci imbracciare le armi e massacrare i Demoni che ci troveremo ad affrontare e ciò non può che far felici gli appassionati dello storico brand.

Gameplay

Il gameplay di Doom Eternal perfeziona ciò che di buono era già stato fatto con il capitolo del 2016, il ritmo dell’azione e la freneticità delle sparatorie che hanno da sempre reso Doom peculiare all’interno del genere degli sparatutto in soggettiva qui sono ancora più enfatizzati.

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Durante le varie fasi ad ondata presenti nella campagna abbiamo avuto la necessità di variare continuamente l’arsenale a disposizione, infatti ogni nemico è più vulnerabile ad alcune armi e tramite le uccisioni gloriose potremo ricaricare energia e munizioni, vista la solità complessità di Doom all’interno del genere degli FPS arena.

Inoltre avremo a disposizione un hub centrale dove il Doom Slayer potrà potenziare armi, abilità e la sua armatura dal punto di vista estetico, proseguendo nell’avventura lo sblocco dei potenziamenti extra all’arsenale forniscono una maggiore precisione all’identità di gioco senza mai rendere lo sblocco e uso delle abilità eccessivamente invasiva.

In Doom Eternal c’è spazio anche per la novità delle fasi platform: le mappe e il level design sono ben costruite e più complesse rispetto al predecessore, tuttavia le sezioni in cui il Doom Slayer si inerpica sulle pareti sono la parte debole dell’impianto ludico della nuova avventura.

Gli sviluppatori hanno deciso di inserire doppi salti e fasi platform per spezzare il ritmo dall’azione più frenetica, ma nella maggior parte dei casi ci siamo trovati di fronte a delle situazioni imprecise e poco intuitive che tendono a riproporsi eccessivamente nelle 13 missioni necessarie a completare la campagna di Doom Eternal.

Come accaduto nel capitolo del 2016 sono presenti delle boss fight, in questo caso ancora più epiche e spettacolari, specialmente in un paio di casi verso le ultime fasi della campagna, in generale abbiamo apprezzato gli scontri e offrono un livello di sfida tarato verso l’alto.

Multiplayer

Abbiamo testato anche la Battlemode, modalità multiplayer di Doom Eternal in cui è possibile vestire i panni sia del Doom Slayer che dei pericolosi Demoni.

Le meccaniche di gameplay rimangono invariate con sempre un grande arsenale a disposizione e la necessità di muoversi continuamente nelle mappe della Battlemode, che risultano forse fin troppo chiuse e poco libere.

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I deathmatch si svolgono in partite al meglio dei 5 round con diverse abilità che permettono di chiamare sul campo diversi alleati o attivare vantaggi legati alla salute o alla velocità del personaggio.

Per quanto la Battlemode sia potenzialmente interessante, abbiamo notato un bilanciamento generale non ottimale e la scelta di inserire mappe eccessivamente contenute rendono il multiplayer una modalità fin troppo accessoria e non cosi riuscita nel pacchetto completo di Doom Eternal.

Ambientazione e prestazioni tecniche

L’ambientazione che ci troveremo ad esplorare nei 13 livelli è suddivisa principalmente in tre variegate zone, se il reboot soffriva di una certa ripetitività di luoghi eccessivamente similari, in questo caso id Software è riuscita a fare un lavoro di qualità migliore sia nel level design che nella costruzione degli ambienti.

Saranno sempre presenti una certa rindondanza di alternanza tra stanze e corridoi legati al sangue e ai demoni, ma tutto sommato la costruzione dei 13 livelli di Doom Eternal è nettamente superiore a quella del precedente capitolo.

Un lavoro certosino è stato fatto nei confronti dei design dei nemici, sia per ciò che riguarda i boss che i demoni più comuni, con l’aggiunta di alcuni nemici rispetto a ciò che avevamo visto nel reboot del 2016.

Sul fronte tecnico poi l’integrazione del già citato id Tech 7 dona all’avventura del Doom Slayer un colpo d’occhio impressionante, mostrandosi come uno dei prodotti tecnicamente migliori degli ultimi anni.

Abbiamo giocato Doom Eternal su Xbox Series X, il titolo gira in retrocompatibilità e non gode di nessuna particolare ottimizzazione (prevista per i prossimi mesi del 2021), ma i caricamenti sono immediati grazie al SSD delle console next-gen e il frame rate è granitico a 60 FPS con una risoluzione dinamica in 4K.

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Menzione a parte merita anche il comparto sonoro, sia per ciò che riguarda l’audio design che per la magnifica colonna sonora di Mick Gordon e altre tracce ben adatte al contesto di Doom Eternal.

Inoltre il titolo è anche doppiato in lingua italiana e fa tutto sommato il suo buon lavoro, visto anche il numero non spropositato di personaggi che ci troveremo di fronte nell’avventura.

La nostra avventura in Doom Eternal ci ha impegnato per quasi 20 ore alla difficoltà Fatemi Male, la seconda delle quattro disponibili, le sostanziali differenze riguardano l’aggressività dei nemici e la quantità di munizioni, già alla difficoltà da noi testata il titolo riesce ad offrire un ottimo livello di sfida con dei picchi non indifferenti.

Nonostante lo stesso numero di missioni del reboot, Doom Eternal è un gioco più longevo, grazie anche ad un’esplorazione maggiore e alcune novità come i Cancelli Slayer: delle sfide extra complesse contro diversi nemici.


Doom Eternal è un sostanziale miglioramento del reboot del 2016, un capitolo più longevo e migliore, uno degli FPS più rappresentativi dell’intera generazione. Purtroppo le fasi platform sono poco intuitive e tendono a diluire il ritmo dell’azione e la trama principale seppur risulta più interessante del predecessore, rimane l’aspetto più trascurabile della produzione. L’ingresso del nuovo engine id Tech 7 dona una veste grafica al titolo di primissimo livello, cosi come l’intero comparto audio che fa spiccare la produzione tra le migliori del 2020.

Consigliato


Pregi

  • Gameplay frenetico e dinamico
  • Colonna sonora e comparto sonoro di assoluto livello
  • L’id Tech 7 è uno degli engine migliori sul mercato
  • Uno degli FPS migliori della generazione

Difetti

  • Fasi platform poco riuscite
  • La trama rimane l’aspetto meno curato della produzione
  • La Battlemode risulta una modalità trascurabile


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