God of War: Ragnarok: “La Qualità c’ha rotto er Cazzo… VIVA LA MERDA!”

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Salve giocomobilisti, come va? Il titolo di questo mio sfogo è una ovvia citazione a Boris, ma se mi date la possibilità di spiegarvi, capirete il perché della mia analogia con l’iconica scena di Boris 3.

Quando fu annunciato il secondo capitolo di God of War in cui avremmo visto l’apocalisse nordica in tutta la sua epica tragicità, ero davvero molto entusiasta all’idea. Il God of War del 2018, nonostante non lo reputassi un gioco perfetto, aveva comunque messo delle buone basi per il futuro della serie: divinità nordiche crudeli e misteriose, un mondo ricco di misteri e fascino che prendeva tutto quello che c’era d’interessante nella mitologia nordica rielaborandolo in una reinterpretazione unica è accattivante. Quindi, personalmente, ero davvero molto curioso di vedere in che modo sarebbe andata a finire la vicenda.
Certo, nel corso del tempo , ammetto che c’erano state delle dichiarazioni e intenti che mi avevano fatto un po’ storcere il naso, tra cui un Atreus ancora troppo giovane e inesperto per rappresentare al meglio l’ambigua divinità Loki, il fatto che non sarebbe stata più una trilogia ma un gioco auto conclusivo e il fatto che a dirigere il tutto non ci sarebbe stato Cory Barlog bensì un Eric Williams che negli anni ha curato il sistema di combattimento dei vecchi God of War, antecedenti al capitolo del 2018, ed ora alla sua prima prova di “regia”.

La fiducia non sempre viene ripaga

Nonostante queste piccole stranezze, pensavo dentro di me in maniera fiduciosa, che gli sviluppatori avrebbero preso le ottime basi del precedente capitolo per creare un gioco che ci avrebbe lasciati a bocca aperta per la sua cazzutagine. Ecco, ora se incontrassi il vecchio me stesso, in un ipotetico viaggio nel tempo, dopo averlo salutato cordialmente e con un grande sorriso sulle labbra, gli direi….”Sei un idiota. Un GRANDE IDIOTA!” e dopo gli darei un ceffone sulle mani con cui ha comprato il gioco.

Ma perché, vi domanderete, dovrei essere così duro con me stesso? Ebbene, dopo aver finito questo “CAPOLAVORO” candidato al GOTY, sto cominciando a capire che dovrei davvero smetterla di farmi grandi aspettative, ricordando a me stesso che queste esclusive Sony (fin da quando è uscito The Last of Us 2, ma potremmo dire pure dal primo) oggi non sono più pensate per me, anzi, per noi giocatori che hanno anche una certa esperienza sulle spalle. No no, queste esclusive sono pensate per adolescenti, ma non per gli adolescenti “normali” (come quando giocavamo noi sia chiaro), ma per quella determinata categoria di ragazzini non cresciuti, che si emoziona particolarmente cercando il dramma in programmi di alta caratura intellettuale come Uomini e Donne o che ridono come degli ossessi alle battutine del cavolo che si raccontavano quando si frequentava la scuola media.

Il tanto atteso Ragnarok, appiattito dai personaggi e…

Ma sto divagando, quindi cerco di andare con ordine e di non farmi venire un coccolone. Prima di buttarmi nella mischia ci terrei a sottolineare che non mi soffermerò più di tanto sul gameplay, quello che ci si ritrova davanti è ciò che si è visto nel 2018 e la cosa può piacere o meno, personalmente lo reputo senza infamia e senza lode (tranne per la dannata telecamera alle spalle che non sopporto) per cui la mia “analisi” verterà sul mio rapporto con la storia e i suoi personaggi.

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Allora, come vi ho detto nell’introduzione di questo articolo, l’idea di vedere il Ragnarok (l’apocalisse nella mitologia nordica) in tutto il suo tragico splendore (in salsa God of War) stuzzicava moltissimo le mie aspettative, tanto che più si avvicinava la data di uscita del gioco e più ero impaziente di mettere le mani sopra l’ultima fatica di Santa Monica Studio. Peccato che, alla fine dei conti, il prodotto finale non si sia rivelato essere un God Of War e nemmeno una rappresentazione epica del Raganrok, anzi! La vera tematica principale che sovrascriverà prepotentemente questo importante evento è… la FAMIGLIA. 

Sì, avete letto bene. Non troverete un mondo in piena apocalisse, non troverete divinità che vanno incontro al loro tragico destino dandosele di santa ragione, ma la storia ruoterà intorno ai problemi familiari di tutti, e dico TUTTI, i personaggi di questo videogioco; tanto che addirittura la fine del mondo qui è considerata una cosa di minore importanza, anche perché in questo gioco il Raganrok (che io soprannominato “Mazinga” e chi ha giocato sa a cosa mi riferisco!) sarà rappresentato in scala ridotta rispetto a quello che potremmo leggere in qualunque testo di mitologia nordica. Per carità, non pretendevo la fedeltà assoluta, ma non volevo nemmeno trovarmi di fronte a una storia che sembra uscita da una telenovela messicana che si chiama “El papa dios de la familia – los problemas de su hijo llanto”. E infatti per tutto il tempo, come nelle telenovele, la maggior parte della storia girerà intorno ai tormenti adolescenziali di Atreus e di come suo padre non lo comprende. Che poi, visto che ci sono, si sta parlando dei due protagonisti in copertina: Kratos e Atreus.

Parlando di Kratos posso dirvi, ufficialmente, che questo capitolo sancisce la morte definitiva del personaggio, non solo perché (forse) questo sarà il suo ultimo gioco, ma perché con un colpo di spugna piena di lacrime amare, gli sceneggiatori di questo capitolo, hanno cancellato la complessità di questo personaggio (che ne dicano i più, nella trilogia principale ERA complesso, diamine) per trasformarlo in un banale padre ultra protettivo dal pianto facile che vuole diventare un eroe. Scordatevi di vedere un Kratos cinico che vede il mondo come un luogo brutale e senza scrupoli (come quello visto anche nel capitolo del 2018), qui abbiamo un Kratos che improvvisamente vuole salvare tutto e tutti con un ipocrita senso di pace e che nelle sua nuova forma di padre adinolfiano si mette pure a fare delle banali  paternali (una su tutte, quelle nei confronti di Thor per essere un pessimo padre!) agli altri personaggi, con consigli che sembrano usciti da una pubblicità progresso, cosa che non mi sarei mai aspettato di vedere da un personaggio cosi grigio come era. Davvero, io più volte durante il corso della mia partita ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un’altra persona che non aveva niente a che fare col Fantasma di Sparta; la sua redenzione (che c’era già stata con la fine di God of War 3, ci tengo a ricordarlo) non solo è scritta in maniera poco credibile, ma è troppo TROPPO affrettata, il che mi fa pensare che cancellare il progetto di una trilogia non abbia per nulla giovato alla  scrittura del suo personaggio (così come di molti). Ma se per un certo verso questa nuova veste dell’ammazza Dei la posso, per un filino piccino picciò, tollerare, ciò che non ho veramente sopportato e che più volte mi ha fatto inveire contro lo schermo, è stato il personaggio di Atreus.

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Arrogante, spocchioso e saccente, Atreus si conferma essere uno dei peggiori personaggi partoriti dalla scuderia Sony. Lo so che molti di voi penseranno “Ma vabbè, è un ragazzino che ti aspetti?“  e no, ci sono ragazzini e ragazzini nei videogiochi ne abbiamo visti a bizzeffe che avevano si l’arroganza della gioventù ma mai un atteggiamento così fastidioso, sempre rimanendo in casa Sony, un esempio era la stessa Ellie di The Last of Us. Il tutto, poi, è aggravato dal fatto che a causa della sua egoistica irruenza si scateneranno gli eventi che porteranno alla guerra con tutto il pantheon nordico. Sento già dire “Se non Loki, chi mai dovrebbe causare il Ragnarok?“ e sì so bene che questo è il suo ruolo, ma il fatto è che qui non abbiamo un personaggio abbastanza maturo e esperto da poter assumere il ruolo dell’ingannatore e distruttore (che tra parentesi, se è stato nascosto per anni, mi spiegate come avrebbe fatto ad imparare l’arte della persuasione e della retorica? Coi lupi, ai quali basta un cavolo di osso rancido per convincerli?); quindi, ripeto che secondo me, non fare una trilogia in cui avremmo visto un Atreus abbastanza scafato da poter fare bordelli come si deve, non è stata un scelta vincente da parte di Bimbo Ryan e soci. Bisognava arrivare per gradi a quel punto, con una crescita credibile e graduale e non con un personaggio che non puoi prendere seriamente per ciò che dovrebbe rappresentare, oppure partire direttamente dall’età matura, infatti se proprio dobbiamo dirla tutta, alla fine lui non riesce nemmeno ad ingannare nessuno, ne Thor ne lo stesso Odino (che di sicuro non si farebbe prendere in giro da un bambino di soli tredici/quattordici anni con la sua millenaria esperienza) che lo riesce a fregare abbastanza facilmente. La cosa che poi aumenta il fastidio nei suoi confronti, è che sto piccolo arrogantello viziato, durante gli enigmi, ti prende pure in giro con un tono talmente strafottente che davvero mi stupisco come Kratos non gli abbia mollato un paio di potenti scappellotti divini, un personaggio che non salvo in nessuna maniera e che spero non ritorni mai più in futuri capitoli (salvo una buona riscrittura), e lo dico con grande rammarico, perché davvero mi sarebbe piaciuto giocare nei suoi panni nelle vesti dell’ambigua divinità nordica, invece ci è toccato giocare con un dannato moccioso che fa solo casini, perché lui sa quello che è meglio per tutti e, per il suo continuo egoismo, qualcuno ci crepa e soffre scatenando una guerra. 

No no, l’importante è che “Atreus capisca chi è veramente”, d’altronde sono questi i personaggi complessi maturi che vanno elogiati e premiati, è proprio questo genere di atteggiamenti a far intendere che i videogiochi sono roba anche per ADULTI. Aggiungo quanto segue: so bene che a un certo punto ci rimarrà male, ma come detto sopra, il suo pentimento è talmente fatto di fretta che rende il tutto una sorta di dispiacere momentaneo.

…dai pessimi dialoghi

Aprendo una piccola parentesi sul gameplay, in questo capitolo si gioca per la prima volta nei suoi panni e devo dire che ho trovato abbastanza piacevole la sua velocità nel combattimento rispetto a Kratos, ma il problema è che queste sezioni tendono a rallentare veramente troppo la storia e, per scrittura, si conferma una buona volta, che questo non è gioco per “grandi” bensì per adolescenti, per quanto ci provi con le sue inquadrature registiche e patina scura.
Lo confermano, prima di tutti, le terribili scene con Angraboda (il livello del Bosco di Ferro brrr), inoltre all’interno di queste sezioni sentirete dei dialoghi davvero terribili! Che mi hanno dato l’orrenda sensazione di vedere un programma di Mediaset: psicologia spicciola in cui personaggi parlano dei loro sentimenti come se stessero ha una dannata seduta di terapia con Dr. Atreus e Babbo Kratos a fare da counselor rendendo i personaggi delle macchiette.

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Parlando proprio dei dialoghi, c’è da dire che da quando è uscito Death Stranding, i personaggi della Sony si sono fatti tutti prendere da una brutta malattia chiamata “Spieghatitius Idioensis “malanno dannatamente grave che porterà  i personaggi di suddetti giochi a parlare per ore e ore, con dialoghi in cui i protagonisti non fanno altro che parlare parlare e PARLARE, a dirti cosa provano fin nei minimi particolari anche se gli sta crescendo la barba (non scherzo c’è seriamente questo dialogo). Io non ho nulla contro i dialoghi dei personaggi, visto che adoro quando espongono il loro punto di vista sugli eventi che li riguardano (vengo da anni di avventure grafiche e giochi Rockstar per la miseria!), no qui si parla di qualità della scrittura e di come queste possono risultare credibili, e qui gli manca sia una che l’altra; si avrà sempre la sensazione artificioso e poco credibile, ho avuto la costante sensazione che tutti quanti stessero leggendo un dannato libro di psicologia scritto sul momento da Barbara D’Urso e questo è un dannato male, perché davvero spezza qualunque  tipo di illusione e se a un gioco narrativo manca questo, allora la sua impalcatura non si può dire solida.

Questa scrittura, come potete già intuire, è un problema che tende a colpire tutti gli attori di questa storia: vi immaginavate un Thor malvagio e senza scrupoli come era stato descritto nel primo gioco? Qui è un ubriacone complessato che continua a piangere su se stesso perché papà non gli vuole bene (che per qualche assurda coincidenza assomiglia, fisicamente, a Bud Spencer); Odino? Un vecchio bastardo che si comporta come un venditore di macchine e che fa delle battutine da Ade della Disney. Potrei dirne anche per gli altri personaggi come Freya, che diventa una bacchettona anche lei con dei complessi, o Mimir, trasformato da simpatico saggio a uno scaricatore di porto che fa battutine del cavolo.
Insomma da come avete capito il gioco che ci troviamo di fronte è (rubando il termine al nostro capoccione Zetta ) un dannato LudoPanettone che cerca di piacere a tutti, con delle vere e proprie cafonate degni dei film di Neri Parenti. E ci sarebbero molte altre cose da dire, ma ci vorrebbe un intero libro e non un articolo. 

In conclusione, so di sembrare ripetitivo, ma aver deciso di non dare tempo alla storia ed ai suoi personaggi di maturare con una trilogia ha fatto uscire un racconto davvero troppo pasticciato, che cerca di raccontare dei grandi eventi come se si apprestasse a narrare un’epopea, ma a causa della sua natura ristretta, non risulta altro che essere un semplice racconto breve da libro tascabile presente in una edicoletta e che difficilmente potrà ambire ad essere menzionato dal The Guardian come Book of the Year, a meno ché la giuria non sia composta da elementi con occhi bendati, come in questo caso.

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