Fortnite e Codacons: l’associazione consumatori lamenta scarsa trasparenza e la mancanza di rimborsi

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Da videogiocatore, non sono poche le occasioni in cui le iniziative promosse dal Codacons mi hanno lasciato con un certo senso di perplessità, come il Vietate i Pokémon Go! a causa della sconsideratezza umana, che ha causato un paio di incidenti qui in Italia. Questa volta, l’agenzia che si preme di difendere (anche) i diritti del consumatore, si sta lanciando in una battaglia contro il colosso dei free-to-play Fortnite, sviluppato da Epic Games.

La dipendenza innescata da Fortnite

Non è di certo la prima volta che nel web si parla di Fornite e Dipendenza. Il Codacons, cita lo studio legale canadese CaLex che, nel 2019, aveva presentato l’intento di una class action (fonte CBC e La Stampa), accusando Epic Games di non essere trasparente, menzionando anche l’assunzione di psicologi per rendere Fortnite “più avvincente” — non voglio entrare nel merito di quest’ultima parte, ma se volete approfondire, c’è un articolo di Forbes che potrebbe risultare interessante.

Epic Games, da quel che risulta, non ha mai effettivamente risposto, ma Alessandra Esposito Chartrand (avvocato di CaLex) aveva fatto notare una sezione all’interno dei termini di utilizzo — presente tutt’oggi —, dove l’utente cede il diritto di poter avviare un procedimento in tribunale o all’unirsi ad una class action qualora li accettasse.

I presenti termini contengono una disposizione vincolante, di arbitrato individuale e rinuncia ad azione di classe. Accettando i presenti termini, l’utente ed Epic accettano di risolvere le controversie mediante arbitrato vincolante individuale e di rinunciare al diritto di avviare un procedimento in tribunale in prima persona o come parte di un’azione di classe, ed Epic accetta di pagare i costi di arbitrato fino a 10.000$ per tutte le controversie che siano state presentate in buona fede (si veda di seguito).

Per stipulare il contratto con questi termini, l’utente dev’essere un adulto che ha raggiunto la maggiore età nel proprio paese di residenza. L’utente è responsabile dal punto di vista legale ed economico di tutte le azioni che utilizzano o accedono al nostro software, incluse le azioni di chiunque abbia il permesso di accedere all’account dell’utente. L’utente afferma di aver raggiunto la maggiore età, di comprendere e accettare i presenti termini (inclusi i termini di risoluzione delle controversie). Per coloro che non hanno raggiunto la maggiore età, il genitore o tutore legale deve acconsentire a questi termini.

Fonte: Termini di utilizzo Epic Games Store

Codancos lamenta la scarsa trasparenza e la totale assenza di rimborsi all’interno di Fortnite

Nel suo comunicato il Codacons attacca Epic Games per la scarsa trasparenza inerente ai costi degli oggetti all’interno del negozio di Fortnite, per la presenza di contenuti a pagamento non segnalati, facendo leva sul fatto che il videogioco sia stragiocato da moltissimi minori, alcuni dei quali sarebbero ricorsi all’assistenza di centri specifici “per aver speso centinaia di euro delle microtransazioni effettuate per la personalizzazione del proprio personaggio”. Ultimo, ma non meno importante, l’impossibilità di poter chiedere un rimborso per gli acquisti effettuati.

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Per finire, l’attenzione del Codacons si sposta sull’aspetto dell’intrattenimento.
Laddove in Cina, Epic Games ha predisposto delle funzioni che allontano i videogiocatori dal giocare assiduamente, puntando su una riduzione del 50% di esperienza accumulata per sessioni lunghe oltre le 3 ore o la diretta disconnessione alla soia delle 5 ore, qui in Italia come nel resto del mondo Epic Games è rimasta totalmente indifferente.

Il comunicato si conclude con “Qualora la AGCM (Autorità garante della concorrenza e del mercato) accettasse la segnalazione, l’associazione valuterà l’avvio di una azione collettiva per chiedere il risarcimento dei danni subiti in conseguenza dei comportamenti illegittimi degli sviluppatori”.

Cosa non va nella segnalazione

Effettivamente, sono totalmente assenti le valutazione PEGI che segnalano la presenza di acquisti in gioco, così come un qualsiasi avviso inerente. Ingannando, di fatto, quelle persone che non dispongono dei mezzi e capacità per scavare e trovare informazioni attendibili. Almeno, per quanto riguarda Fortnite nel Epic Games Store.

Difatti, all’interno del Microsoft Store, PlayStation Store e Nintendo eShop, figurano tutte le informazioni necessarie, partendo dal PEGI fino ad un avviso ben chiaro.

Le informazioni reperibili in realtà ci sono, quanto meno su tre delle quattro principali piattaforme. Quindi sta al genitore seguire le attività del figlio, assicurandosi che determinati dati — come quelli di una carta prepagata — non siano alla sua portata. D’altronde, tutti possiamo immaginare cosa potrebbe fare un ragazzo tra i 12 ed i 15 anni con una carta prepagata ed uno store, no?

Invece, per quanto riguarda le ore di gioco, è un pochino più complesso. Sono del parere che buona parte della responsabilità sia sempre e comunque dei genitori, se il proprio figlio di 12-15 anni, passa dalle 5 alle 8 ore davanti alla propria piattaforma a giocare senza sosta. Mentre quando i genitori lavorano e debbono poggiarsi su familiari e terzi, la responsabilità su cosa combinano i figli dovrebbero assumer. Però, in tutta onestà, la funzione implementata in Cina potrebbe rivelarsi uno strumento estremamente utile.

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Su Fortnite è presente il Controllo Parentale

Al contrario da quanto affermato dal Codacons, ad oggi in Fortnite è presente il Controllo Parentale e sul sito ufficiale si possono trovare tutte le informazioni a riguardo, se si sa dove cercare. Recandosi nella sezione “Aiuto”, tra le prime voci, è presente quella relativa al “Controllo Parentale”. Cliccandoci sopra, avrete un elenco decisamente corposo sulle impostazioni che potrete bloccare, partendo dalle chat vocali alle richieste di amicizia fino a quella inerente al resoconto del tempo di gioco settimanale.

Invece, per il controllo sugli acquisti — come fatto notare dalla stessa Epic Games —, si deve agire direttamente sulla piattaforma di gioco.

Per maggiori informazioni, cliccate qui.


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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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