PlayStation non si sta rivelando un buon lido per gli sviluppatori indie

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Probabilmente Twitter è il miglior posto dove — per lo più le figure internazionali — possono dare spazio alla propria voce, svelando retroscena che di solito il “grande pubblico” ignora. Questa è la volta di Iain Garner, cofondatore dello studio Neon Doctrine, che proprio su Twitter ha aperto una discussione riguardante la gestione delle produzioni indipendenti da parte di Sony sulle proprie piattaforme PlayStation — ma che ha rinominato “Platform X” nel tentativo di evitare delle ripercussioni.

“Platform X, che non ha Game Pass” lascia ben poco spazio all’immaginazione

Nel suo thread, Garner riporta come sia praticamente impossibile da parte di uno studio indipendente, gestire autonomamente il proprio prodotto, aggiungendo che per essere sponsorizzati si debba fare “salti mortali, oltre che implorare ed implorare” sottolineando come un blog non è “così buono come ‘loro’ pensano”.

Se a Platform X non piace il tuo gioco, nessuna fanfara, nessuna caratteristica, nessun amore.

Un altro aspetto legato sempre alla pubblicità, al marketing, risiede nella funzione della “Lista dei desideri” che risulta essere totalmente inutile — su Steam, ad esempio, i videogiochi possono essere sponsorizzati meglio se presenti all’interno delle Liste dei desideri dell’utenza — preferendo una “valutazione” completamente indipendente gestita da Sony stessa, senza però comunicare come funzioni realmente.

Per pubblicare il tuo gioco devi:
1) sviluppare il gioco per Platform X
2) superare un incredibilmente difficile lotcheck, distribuito su 3 generazioni di software di backend
3) inviare un trailer specifico per Platform X
4) scrivere al blog di Platform X
5) inviare più moduli per social media

Oh, i punti 3 e 4 necessitano di un ‘account manager’ e quando abbiamo chiesto informazioni, ci è stato risposto: “Non sono sicuro, sono assegnati dalle risorse”.
Per quello che sappiamo ora, non è dato sapere che tipo di risorsa ti sia stata assegnata.

Garner afferma che vi siano problemi anche nel mettere il proprio gioco in sconto. Difatti, stando a quanto ha riportato, per fare in modo che il gioco sia scontato, bisogna essere tra i pochi fortunati ad aver ricevuto un invito da parte dell’azienda. Pertanto è impossibile sincronizzare gli sconti con le altre piattaforme online. Inoltre, per essere sponsorizzati fin dal giorno della pubblicazione, bisogna pagare fino a 25.000 USD (Dollari Statunitensi), più il 30% dei guadagni successivi.

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Concludendo la discussione con un “Platform X è una piattaforma hardware fantastica e di grande successo, ma il suo processo e backend risalgono ai primi anni del 2000”.

Anche altri sviluppatori sono intervenuti

Alla discussione si sono unite altre persone come Taron, creatore di Volgarr the Viking. Taron riporta tutto il suo dissenso in diversi tweet, dove afferma che Platform X richiede perfino un IP statico, rivelando un costo extra per i lavoratori da casa.

Il thread di risposta di Taron si è concluso con dei tweet che andrei a definire “amareggiati”. Difatti lo sviluppatore, alla fine, conferma tutto ciò che ha riportato Garner, aggiungendo che la sua esperienza come giocatore sia stata estremamente piacevole — fatta eccezione per lo store definito come “il peggiore rispetto agli altri” —, mentre come sviluppatore è stata veramente pessima.

A seguire han fatto capolino anche Mike Rose di No More Robots, che oltre a confermare le critiche mosse, sul proprio canale afferma — in breve — che “sono molti gli sviluppatori indie che stan leggendo quel thread, che ora stanno annuendo, ma non si leggono più ‘cose’ del genere perché temono le ripercussioni”.

https://twitter.com/RaveofRavendale/status/1410257398225321987

Alla discussione si aggiunge anche la voce fuori dal coro — almeno inizialmente — di The One JP he/him di Headless Chicken Games, ammettendo come la sua esperienza, alla fin fine, sia stata estremamente positiva. Ammettendo come a causa degli NDA, nel panorama indipendente, gli studi non parlino tra loro e quindi si ritrovano in stallo non potendo fornire dei feedback azzeccati, nel tentativo di migliorare il servizio.
The One JP he/him ha confermato che, di lì a poco, si sarebbe tenuto un meeting, nel quale avrebbe cercato di smuovere qualcosa, ma nell’ironia più totale, non ha ricevuto alcun invito.

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Siamo proprio sicuri che si parli di PlayStation e non di Nintendo?

Se giunti fin qui vi steste chiedendo “Ma sicuri che si tratta proprio di PlayStation?”, ebbene ci pensa lo stesso Garner a fugare ogni dubbio con un tweet di risposta ad un utente.

Breve panoramica degli altri store

Il panorama indipendente è più vivo che mai e, da quando è approdato anche su console, non ha fatto altro che espandersi a macchia d’olio. Leggere questa sorta di “dietro le quinte”, mostra una Sony intenta a prenderlo — ancora — sottogamba. Il tutto mentre Valve, Microsoft e Nintendo consentono agli studi un certo margine d’azione, tanto da concedergli la possibilità di poter emergere all’interno dei rispettivi store digitali.

Sfortunatamente non ho potuto acquisire uno screenshot dello store Nintendo, ma all’interno della sezione “Scopri”, si può notare la presenza di titoli come: Golf Story, Doki Doki Literature Club Plus!, Ender Lies e molti altri.

Mentre, aprendo la sezione relativa allo store Xbox, all’interno dell’omonima applicazione per PC, si può costatare la massiccia presenza di titoli indipendenti, che spaziano da Bug Fables: The Everlasting Sapling fino al classico Limbo. Inoltre, è presente anche un’apposita categoria denominata semplicemente “Indie”.


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PER ALTRE NOTIZIE

Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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