Giorno 1: i videogiochi che ci hanno introdotto nel gaming

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In questo “giorno 1” vogliamo inaugurare una nuova rubrica noi di Q-gin. Il primo giorno sarà dedicato ai videogiochi che ci hanno fatto scoprire questo medium.

Videogiochi Anni 90

Ecco i videogiochi che ci hanno fatto ritrovare qui insieme riuniti con uno stesso obiettivo

Pole Position – Atari 2600(Cyrus)

L’incipit di queste poche righe poteva riassumersi in “Flipper” (non il delfino ma l’oggetto), se non fossi stato troppo basso per utilizzarli (e troppo basso in generale anche adesso).

Guardare i ragazzi più grandi “far cantare” con abilità quegli splendidi mobili luccicanti (cosi li vedeva un bambino di 5 anni) avrebbe coperto buona parte della storia, se il videogame non avesse deciso, in seguito, di “scendere al mio livello”.

Un giorno in visita alla solita zia, in cui il marito (direi col senno di poi) amava la tecnologia  tanto quanto me al giorno d’oggi, trovai sul pavimento, per mio intrattenimento (o non avrei smesso di parlare un attimo) un misterioso oggetto di plastica e quel che mi sembrava legno.

Da quell’oggetto bizzarro e sconosciuto, ne fuoriusciva  un altro ancora più bizzarro, che somigliava ad un pennarellone infilzato in uno stravagante calamaio, rigorosamente nero con un unico bottone rosso che urlava “premimi”!

Un paio di click, un misterioso cartuccione infilato dentro (che tanto somigliava alle cassette Super-8 dello stereo nella Fiat 127 Verde Bosco di mio Papà) e sulla TV apparvero (ancora bianco e nero quello della cucina…. le TV a colori,  questi oggetti di avanzata tecnologia, erano riservati alle camere da Pranzo!)un’ auto da Corsa, una pista, un’emozione.

Poco importava se fossero solo pixel e i suoni fossero poco più che scariche elettriche, vagamente somiglianti alla realtà, quel che mi lascio di stucco fu che ad un mio movimento corrispondeva una reazione sullo schermo.

Quello era un Atari 2600 che faceva girare Pole Position, era il 1982 e da lì a molti anni, forse per imprinting, nel mio immaginario i giochi d’auto rappresentevano  il non plus ultra dell’esperienza videoludica, anche se mi sono fatto corteggiare da diversi generi e diverse esperienze.

Blasteroids – AMIGA (JAKE)

Era una sera come altre del lontano 1989. Mio padre era venuto a prendermi dai nonni e  come ogni sera doveva ritornare a studio per sbrigare le ultime faccende ed organizzare gli appuntamenti con gli altri colleghi.

Mio padre a quel tempo era un associato di uno studio di architettura abbastanza grande.

Tanto grande che i primi Computer avevano sostituito quelle povere anime di disegnatori amanuensi distesi sui tecnigrafi imbrattati di china.

Ora c’erano i disegnatori CAD: esseri mitologici all’epoca; né architetti, né disegnatori. Nerd, i primi nerd. Quelli che aprivano gli Amiga e ci aggiungevano un altro K di ram.

Per me l’ingresso in quello studio era come entrare nel Millennium Falcon (che allora neanche sapevo cosa fosse), era il futuro! Non facevo altro che gironzolare intorno a quelle scrivanie, incantato da quelle scatole grigiastre e quei monitor giganteschi.

Forse per tenerezza o semplicemente per pietà uno di quei nerd sudati ebbe simpatia per me. Mi prese sulle gambe e disse: “ora ti faccio giocare con i videogiochi”.

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Accese quello schermone tenendomi quasi dentro il vetro del monitor, (ma tanto nell’86 c’era stato Chernobyl, di radiazioni ne avevo già incamerate abbastanza, il ZOOONK e lo statico magnetizzato non mi avrebbero mai potuto fare più male) cliccò su qualcosa, lo schermo si fece nero ed un’immagine apparve: “BLASTEROIDS”.

Un’astronave che sparava, e la comandavo io! (dubito che a quell’età sapessi cos’era un’astronave).

Io ero il comandante della nave! Ma come tutte le cose meravigliose anche quella finì. Mio padre aveva finito e mi strappò via da quella mostruosità.

Mio padre, architetto vecchia scuola, tutto china e tecnigrafo. “Andiamo Flavio, questi computer non avranno mai futuro. Sono una perdita di tempo”.

Non ho mai dimenticato queste parole e, nonostante oggi io sia un architetto specializzato il modellazione tridimensionale e rendering, pensa ancora che il PC sia una perdita di tempo ed ogni volta che mi vede lavorare su 4 schermi in contemporanea esclama alla scroogiana maniera: “bha, Fandonie” e si rimette piegato sul tecnigrafo a disegnare il suo incommensurabile rimorso per non aver imparato ad usarlo.

Ma l’episodio divertente accadde il giorno dopo. Mio padre mi venne a prendere dai nonni e poi passammo a studio.

Il mio amico Nerd non c’era ma io avevo imparato a memoria tutti i suoi movimenti su quel computer, o almeno pensavo.

Iniziai a piangere, dov’è il videogioco con l’astronave? (ammesso che all’epoca sapessi cosa fosse) Intervenne mio padre che si chinò davanti a me chiedendomi cosa fosse successo.

Gli spiegai che non trovavo il giochino e lui, pur di non sfigurare davanti a me e con l’impareggiabile saccenza che contraddistingue l’homus architectonicus mi disse: “Flavio, dai, non piangere. Fai altro.

Guarda, butta queste cose dentro il cestino, è divertente” ed io lo feci tutta la sera annoiato e svogliato, ignorando totalmente quello che stessi realmente facendo.

Il giorno dopo mio padre fu chiamato alle 7 di mattina dai tecnici palesemente alterati.

Ore ed ore di lavoro irrimediabilmente perse nel nulla. Ricordo ancora cosa rispose mio padre a quei nerdacchioni furibondi che si aspettavano una spiegazione plausibile, visto che sapevano che un bambino bazzicava da quelle parti.

Mio padre non perse tempo e con la rinomata presunzione dell’homus architectonicus che non si assume mai le proprie colpe, esclamò: “è stato mio figlio!”

Contra – NES (ZELL)

Anni prima avevo già giocato a molti videogiochi ricordo JetPac di Rare, il primo videogioco in assoluto provato, ma erano tutti stati giocati su PC e Console di amici o parenti.
Il Primo videogioco che ho posseduto e finito per davvero è stato Contra.

Ebbene si ho avuto un battesimo del fuoco, per chi non lo sapesse Contra è un Run n Gun di Konami, tra i più difficili dell’epoca ed ancora oggi ricordato come tale,  solo 4 vite, che corrispondeva ai proiettili che potevi beccarti fino alla fine del gioco, senza possibilità di salvare, morte one shot e andava finito one shot.

In questo titolo c’è l’ideazione del famoso Konami Code, che era un Cheat che invece di 4 vite te ne dava 30 extra per finire il gioco.

Ebbene io all’età di 5  anni ho finito contra con solo 4 vite, vi racconterò, la mia epopea, ma partiamo per gradi.
Il videogioco in questione è uscito nel 1987, ma io l’ho giocato solo nel 1993 anno in cui a mio padre chiesi per natale di avere “un Nintendo” o comunque un qualcosa per giocare ai videogiochi, visto che tutti i miei amici avevano chi un PC 486, chi un Sega Mastersystem o i più ricchi un SuperNintendo su cui giocare.

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Mio padre ovviamente tornò con la più bella console che poteva esistere e che rimarrà nel mio cuore in eterno e non solo il mio, vedendo i prezzi a cui la vendono su Ebay ovvero il “MasterGames”  un Famiclone, una di quelle console Cinesi,con al suo interno 1000 giochi Nes pirata, che andavano tanto di moda negli anni 90.

Di questi 1000 titoli, quello che mi rapì fu il numero 1.

Contra , questo shooter che aveva Rambo/Dutch Schaefer come personaggio principale io lo immaginavo così, da fan di Predator e Rambo(anni 90 quando il bollino rosso in TV non esisteva), e si dovevano uccidere dapprima dei soldati in ambietazioni militari mezze scifi e più i livelli proseguivano più l’ambientazione scimmiottava quelle di Alien, con i nemici che erano palesi plagi degli Xenomorfi di questa saga filmica.

Mi Rapì così tanto che tutte le vacanze di natale non feci altro che giocarci, così tanto che diventai un automa, essendo un videogioco essenzialmente Trial & Error.

Più giocavo più memorizzavo i pattern e più riuscivo a fare passi avanti, seppur il titolo in se dura solo 30min per la sua difficoltà, impiegai più di un mese per arrivare alla boss fight finale.

La Bossfight finale dopo averla affrontata miriadi di volte, ormai era diventato facile per me arrivarci, ma mi era ancora ostico completarla, mi ricordo che fosse un sabato, quel sabato arrivai nuovamente dopo ore a giocarci alla bossfight, credo fossero le 20 da li a poco avrei cenato e la TV diventava offlimits, decisi di mettere il gioco in pausa e di provare a fare a mente lucida l’indomani.

Quella Domenica Mattina non so cosa accadde o quale evento divino, erano le 9.00 di Mattina, mi venne l’intuizione che si poteva lamerare.

Infatti c’era una zona dove i nemici non ti beccavano mai ed iniziavi a premere il tasto B a ripetizione, in una manciata minuti finì una bossfight che mi aveva fatto dannare per tutte quelle ultime settimane.

Crash Bandicoot – SONY PLAYSTATION (MANUEL)

Era la fine degli anni 90 ed ero un bambino di 7 anni, la mia prima console da gioco era la prima PlayStation, un marchio divenuto iconico fin da subito.

Mai dimenticherò il mio battesimo videoludico, con Crash Bandicoot, il famoso marsupiale che accompagnava le mie giornate e spesso condividevo con mia Zia quando aveva il compito di accudirmi, nelle ore in cui i miei genitori erano al lavoro.

Il titolo ha segnato anche il mio approccio con Naughty Dog, uno dei team più stimati all’interno del mondo videoludico.

Il caso ha voluto, che pochi anni fa mi appassionai ad un brand della stessa azienda: Uncharted, e nel quarto capitolo Naughty Dog mi rimise nei panni di Crash Bandicoot, in un’easter eggs molto piacevole per i fan del marsupiale.

Pochi anni fa, ho giocato anche al Remake di Crash Bandicoot, prodotto da Activision e mi è sembrato come ritornare bambino, a quei giorni che ricordano la nostra infanzia e in fondo nessuno di noi può mai dimenticare.

LITTLE BIG ADVENTURE 2 – PC-DOS (NONNO)

E’ un ricordo vivido come se fosse successo poco tempo fa , era il 1998 avevo poco più di 8 anni ed ero in un negozio di elettronica ( il buon vecchio EDO ormai fallito ) assieme a tutta la mia famiglia .

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Mentre i miei genitori erano indaffarati a non mi ricordo a cercar cosa ( francamente me ne infischio ), io e mio fratelli, da bravi bambini ficcanaso, andammo in giro a curiosare tra i vari scaffali(un minuto di silenzio per la pazienza dei commessi dell’epoca ) .

Sapevamo cosa era un computer e Windows 98,  dato che ne avevamo uno in casa, ma fino a che  non vedemmo la vetrina in cui c’erano le scatole con i videogiochi  dentro non sapevamo che si potesse usare per giocare.

Sarà stato il colore della scatola  o sarà il fatto che, essendo rompiscatole,   dovevamo fare spendere i soldi ai nostri genitori, riuscimmo  convincerli a comprarci il gioco usando la famosa canzone del “Ti prego”.

Arrivati a casa, dopo aver capito come si inseriva il cd nel lettore,  restammo lì ad aspettare che il gioco si installasse, attendendo che si riempisse la  famosa percentuale di completamento con la barra blu che ancora oggi , per quante volte l’ho vista nella mia infanzia , c’è l’ho tatuata in fronte.

Finito di installare il gioco lo facciamo partire e la nostra attenzione viene immediatamente rapita dalla sigla dell’ Adeline Software .

Nemmeno il tempo di riprenderci e subito parte l”intro iniziale che, ve lo posso dire, è stato amore a prima vista.

Quelle musiche cosi tranquille e dolci hanno avuto un forte impatto su di me, ma non fu solo l’intro a conquistarmi ( anche se parte del grosso del lavoro lo ha fatto ), ma tutto quel mondo 3d  cosi vivo e bello da esplorare.

Senza contare che poi la storia era talmente ben scritta e coinvolgente che davvero il titolo manteneva la sua promessa,  trasportandoti in una piccola grande avventura.

Little Big Adventure 2 è stato per me, il battesimo di fuoco che mi ha introdotto nel mondo videoludico, da lì ho esplorato molti generi che mi hanno arricchito culturalmente . Ma ancora oggi, quando mi capita, torno a risentire la traccia iniziale di quel gioco che , ancora tutt’ora , significa molto per me e ogni tanto, torno a giocarci volentieri.

FORZA MOTOSPORT 4 – XBOX360 (ISMAIL)

Nonostante il mio approccio col gaming sia iniziato con Duck Hunt e Super Mario Bros.( credo di averli giocati con il NES, ma non ne sono sicuro), cominciai ad appassionarmi al gaming, quando mia madre mi comprò  Xbox 360, in occasione della Santa Lucia del 2012.

In bundle, c’ era Forza Motorsport 4. Mi innamorai a prima vista.

Un gioco racing impegnativo, ma che mi divertì fin da subito, soprattutto quando giocavo con mia sorella o con un amico, in coop locale.

Poi arrivarono Prince of persia: le sabbie dimenticate, Crysis 2, Halo 3 e tanti altri giochi, però Forza Motorsport 4 è uno dei motivi per cui ho principalmente sistemi Xbox. Chiariamoci, non sono fissato con i racing, però quel gameplay ostico mi spinge tutt’ora a migliorarmi, nonostante negli ultimi anni prediligo il franchise di Forza Horizon.

Rainbow Six Rogue Spear – PC-DOS (LUCA)

Rainbow Six Rogue Spear è stato il mio primo gioco serio per PC ed anche il mio primo FPS. Ormai son passati anni, e la mia memoria lascia abbastanza a desiderare, ma ricordo i pomeriggi a settare le mie pessime strategie, avevo circa 7-9 anni, nel tentativo ripulire gli scenari dai terroristi.

È fondamentalmente a causa sua se per anni ho giocato ad ogni tipo di FPS di stampo militare, dal più scialbo che si poteva trovare con Win Giochi ai più papabili come Brothers in Arms, Ghost Recon o Call of Duty.

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