Frail Hearts: Versicorae Domlion, un nuovo Indie JRPG a turni tutto italiano – Recensione

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È giunto il momento di parlare della versione finale di Frail Hearts: Versicorae Domlion disponibile su Steam, precedentemente conosciuto come Evolution: Versicorae Domlion, sviluppato dal piccolo studio indipendente ed italiano Sezhes, affiancato dal publisher Ravenage. Frail Hearts si è sempre presentato come un prodotto dalle forti tinte horror, con un’estetica dei personaggi tipicamente occidentale e dei mostri che vanno dal “classico” horror allo stile “lovecraftiano”, il tutto condito da un gameplay caratterizzato dal tradizionale sistema di combattimento a turni ed una trama che, parte un poco lenta, per poi intricarsi man mano che si procede con le storie dei protagonisti.

Gris, una cittadina che precipita nel caos

Dopo il termine della Grande Guerra, strani eventi stanno colpendo la città di Gris dove si stanno scatenando dei terribili mostri pronti a massacrare gli abitanti. Mostri che una volta sconfitti rilasciano delle particolari carte, desiderate dal misterioso Alexis, un personaggio che sulle prime è identificabile come un classico cattivo, ma successivamente le sue azioni porteranno alcuni dubbi. Di lì a poco, proprio grazie al suo “aiuto”, si fa la conoscenza degli altri protagonisti di Frail Hearts: Verisicorae Domlion: il malvivente Michael, la suora Cathrine, il professor Arthur e la giovane studentessa Anne.

  • Frail Hearts Versicorae Domlion Alexis
  • Frail Hearts Versicorae Domlion Anne
  • Frail Hearts Versicorae Domlion Arthur
  • Frail Hearts Versicorae Domlion Cathrine
  • Frail Hearts Versicorae Domlion Michael

La narrativa vede svilupparsi in modo abbastanza lineare attraverso i punti di vista dei quattro personaggi sopracitati. Subito dopo il termine del tutorial, il gioco dà la possibilità di scegliere con quale personaggio iniziare, anche se al termine di ogni capitolo si può decidere se passare ad un altro personaggio, così da poter giocare la sua storia che s’intreccerà a quella degli altri.

Un gameplay tra il classico ed il “nuovo”

Uno degli aspetti che contraddistingue fin da subito Frail Hearts è sicuramente la sua struttura da JRPG, in diretta contrapposizione con altri esponenti del genere, sia occidentali che orientali. In sostanza, si può dire che il gameplay abbraccia in tutto e per tutto la narrativa: lo scopo di Alexis è quello di “radunare” tutte le carte dei mostri che stanno mettendo in subbuglio Gris e, di conseguenza, non vi sono “doppioni”.
Ogni mostro è letteralmente unico, questo porta il videogioco a non disporre del famigerato farming, perché il potenziamento del party è ideato in modo che ad ogni combattimento si ricevano delle Brame, utili per potenziare le statistiche e le varie abilità tramite l’aumentare dei livelli.

Un aspetto senz’altro interessante, è che nella sezione dove poter potenziare i personaggi, v’è la possibilità di consultare le carte conquistate dove leggere una breve descrizione che riguarda i mostri sconfitti.

Ciò porta ad un altro punto a favore (o meno, questo dipende dai punti di vista), ovvero la gestione dell’esplorazione e di Gris stessa, che non si presenta come un mondo aperto od una struttura a scenari dove perdervi ore su ore, ma con una suddivisione in micro-aree dove poter interagire con pochi personaggi, alcuni intenti anche ad assegnare missioni secondarie, ed un commerciante. In parole povere, gli scenari sono adibiti a posti dove i personaggi principali si ritrovano al centro degli eventi narrativi e dei combattimenti.

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Però! Nonostante non si abbia a disposizione un vasto mondo di gioco, si deve comunque gestire il proprio party con nuovi armamenti ed equipaggiamenti, e l’impossibilità di poter salvare manualmente è un problema abbastanza tangibile quando si sta giocando e si deve chiudere il gioco per una ragione qualsiasi. È sì presente l’opzione Sospendi, che fa pensare ad una sorta di “Salva ed esci”, ma questa porta al menù principale dove per riprendere la partita si deve caricare l’ultimo salvataggio, perdendo dunque i progressi compiuti.

Va detto che i salvataggi automatici, quelli che si attivano dopo aver compiuto determinate azioni, si presentano in modi e quantità differenti in base ai personaggi. Ho potuto constatare che la frequenza di salvataggi proposti nella storia di Cathrine è estremamente elevata rispetto a quanto visto in quella di Arthur.

Sfortunatamente, il videogioco è composto da capitoli suddivisi in due fasi: la prima, dove la narrativa procede come una sorta di visual novel – passatemi l’esempio –, cercando i personaggi od attivando lo script necessario per procedere oltre; la seconda, in sezioni in cui procedere contro il mostro dove è impossibile gestire il proprio inventario.
Questa suddivisione porta ad un problema quasi inevitabile per i meno esperti, perché se ci si dimentica di acquistare un nuovo equipaggiamento, pozioni e simili, e ci si trova nella seconda fase è tecnicamente finita, a meno ché non si trovi una strategia in combattimento. Dunque è consigliabile sfruttare più salvataggi e sovrascrivere il meno possibile.

Al termine di ogni capitolo, viene chiesto di scegliere quale personaggio interpretare, si ha la possibilità di continuare con quello scelto in origine o cambiare, senza alcun problema di sorta. Il fatto però, è che il personaggio scelto verrà appositamente sostituito da Alexis, che sarà affiancato dagli altri protagonisti, vien da sé di ponderare bene l’acquisto di un determinato equipaggiamento qualora il personaggio scelto non fosse presente nel party.

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Concludendo questa disamina sul gameplay, il sistema di combattimento si presenta come una classico JRPG a turni, con un’interfaccia tutto sommato chiara, che fa intendere al giocatore l’ordine dei turni e gli stati alterati. Forse la difficoltà non è proprio elevata, ma compensa per bene il focus narrativo ed alcuni problemi menzionati poc’anzi.

Le sfaccettature dei protagonisti

I cinque protagonisti di Frail Hearts dispongono di caratteristiche uniche, di pari passo con la loro caratterizzazione, come ad esempio Cathrine che essendo una suora “ripudia la violenza ed aiuta i bisognosi” – citando il gioco – e pertanto il suo ruolo è relegato a quello di supporto, con possibilità di curare gli alleati, sia dalle alterazioni di stato che facendo recuperare LP (life points). Così come Cathrine, anche il resto dei personaggi ha delle peculiarità proprie: Arthur nell’immaginario dei fantasy risponde perfettamente alle caratteristiche tipiche dei tank, catalizzando l’attenzione dei nemici su di sé potendo subire un maggior numero di danni; Michael è portato per infliggere il maggior numero di danni, con abilità specifiche per i nemici di grandi dimensioni o che volano; Anne invece ha la capacità di poter infliggere degli stati alterati ai nemici, come ad esempio l’avvelenamento e la paralisi, inoltre può infliggere danni a tutti i nemici presenti in combattimento, con l’inghippo che è estremamente fragile; ultimo, ma non meno importante, Alexis, un personaggio che può sfruttare abilità magiche per infliggere danni.

Visivamente è ben ricercato, sebbene ci sia un ma

Frail Hearts: Versicorae Domlion non vuole minimamente stupire per l’impatto grafico, bensì punta tutto sull’estetica che sprizza “occidentalità” del vecchio continente da tutti pori, sia per il design dei protagonisti, come Alexis, sia per il design dei mostri che si andranno ad affrontare.
Un guizzo che ho profondamente apprezzato, sta nel modo che lo studio Sezhes ha voluto caratterizzare tutti i personaggi ed i vari dialoghi che si avranno: i colori. Ogni personaggio disporrà di un suo colore all’interno delle conversazioni e sul suo corrispettivo “avatar” in gioco, regalando una palette di colori piacevole alla vista, distaccandosi quel tanto che basta dal classico “bianco e nero” generale, senza stonare in alcun modo.

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La principale stortura però, sta nella più totale assenza di personalizzazione della risoluzione, difatti nella schermata principale viene suggerito ti utilizzare i tasti F3, per adattare il gioco al proprio schermo, oppure F4, per passare dalla modalità a tutto schermo alla finestra.

In conclusione

Il team Sezhes ha deciso di realizzare un primo videogioco proponendo un mix interessante tra il JRPG classico, senza perseguire l’onta del farming costringendo a perdere ore su ore, ed una narrativa lineare che viene abbracciata costantemente dal gameplay, senza andare a creare particolari incongruenze, come l’esistenza di mostri unici con le proprie peculiarità. La narrativa parte un po’ lentamente, ma una volta portato a termine il prologo, si ha la strada spianata per immergersi nel mistero che avvolge Gris.

Sono presenti alcuni errori di battitura e schermate non tradotte in italiano, ma per il weekend sarà rilasciato un nuovo aggiornamento!

La colonna sonora non è ricchissima di tracce, ma la band Undreamed è riuscita comunque nell’intento di trasmettere alcune emozioni, come ansia e spensieratezza, ben corrispondenti a quanto mostrato su schermo.

Consigliato, in particolar modo a chi cerca un buon JRPG di stampo Indie ed occidentale, che non richieda dalle 15 ore in su per essere completato

Pregi

  • Trama dagli sviluppo interessanti
  • Appagante esteticamente
  • Sistema di combattimento che bilancia…

Difetti

  • …l’assenza dei salvataggi manuali
  • Suddivisione dei capitoli

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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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