Elden Ring: una costante altalena

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Questo articolo non vuole avere alcuna pretesa nel valutare Elden Ring in ogni suo aspetto, non è una recensione – che arriverà a cura del buon Davide –, non è un approfondimento, ma vuole racchiudere quelle che sono le “conclusioni” enigmatiche di un videogiocatore che ha riservato ore su ore sulla trilogia di Dark Souls, che ha portato From Software a ciò che è oggi: uno studio con quell’aura di magia e senso di garanzia.

Elden Ring, nelle sue fasi iniziali, ma anche conclusive, della campagna marketing, non mi ha mai suscitato quell’interesse fuori scala, quella voglia irrefrenabile di metterci le mie “zampacce” sopra. Non è servito quel costante e martellante “Con la collaborazione di George R. R. Martin” per spingermi all’acquisto, non è bastato quel senso di garanzia datomi dai Dark Souls, ma quindi, per quale dannata ragione ho finito per acquistarlo?

Ebbene la risposta è semplice, incoerente, quanto bislacca: i Dark Souls mi piacciono, col Network Test Elden Ring mi ha dato l’impressione di essere un Dark Souls 4, ergo mi piacerà giocarlo.
In parte è stato così. In parte.

Il piacere, la scoperta, la consapevolezza, il rammarico

Nel bene e nel male, ha quella capacità di riuscire a far cadere la mascella a terra per la sua direzione estetica, coi suoi castelli e personaggi – i classici nemici, boss ed NPC – che popolano il mondo di gioco, questo colpisce fin dai primi istanti in cui si avvia la primissima partita. La parte “nord” di Sepolcride, che permette di prendere dimestichezza con le meccaniche (alcune inedite), offre scorci ben differenziati e realizzati tra pianure, boschi, castelli, accampamenti e dungeon, almeno per quanto riguarda il primo colpo d’occhio.

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Una produzione “ecosostenibile”?

Esatto “al primo colpo d’occhio”, perché nel momento in cui ho cominciato a girovagare in lungo ed in largo, progredendo anche con la storia principale, in cerca di entità da asfaltare brutalmente sotto i possenti colpi del mio spadone, ho cominciato a notare una forte riproposizione di elementi, quali edifici presso le Grazieche durante il corso della mia avventura ho pedissequamente chiamato Falò – oppure diverse sezioni presenti nei dungeon, come la tromba dei montacarichi o perfino intere aree ed arene che li compongono, tanto da generare un tremendo sentore di déjà-vu.

Questa forte riproposizione la si può ritrovare anche nei nemici, in particolar modo nei boss, partendo da quelli più anonimi come la Progenie leonica nel Castello di Morne che ho finito per ritrovarla anche come un nemico qualunque oltre come boss di dungeon e sezioni più avanzate, fino al caratteristico Asteldel quale non vi svelerò nulla, ma che io ho apprezzato tantissimo per quanto si è rivelato essere caratteristico ed in un certo senso originale – e che ho ritrovato in un dungeon completamente anonimo – fatto che mi ha rattristato in un modo che non potete immaginare.

Insomma, la mia esperienza nello scoprire parti e boss del videogioco, è costellata di momenti di estremo stupore e piacere, per poi precipitare nel baratro del “Ma di nuovo?”.

Da lontano è un bel vedere, da vicino… è una “bella bruttezza”

Al senso di stupore, va anche sommato un comparto tecnico che viaggia tra il pigro ed il mediocre. Perché sebbene alcuni scorci siano da salvare ed impostare come sfondi per il proprio PC – ed ammetto di averlo fatto – nell’istante in cui si va a vedere nel dettaglio, si scoprono delle amare texture poco definite ed in bassa risoluzione, elementi tridimensionali e animazioni scadenti e molto spesso riciclate dalle produzioni precedenti (in particolar modo da Dark Souls).

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Ciliegina sulla torta l’ottimizzazione su PC regala delle emozioni (negative) indescrivibili, che mi hanno accompagnato durante l’intera (dis)avventura: cali di frame, stuttering, freeze che perdurano 10 secondi e crash. Il tutto affiancato dai consueti difetti che From Software si porta dietro da oltre 13 anni a questa parte, dalle compenetrazioni che mettono noi videogiocatori in posizione di svantaggio fino al ritorno dei problemi della componente online – che pensavo fossero spariti con Dark Souls 3 – che impedisce di evocare altri giocatori o che provoca disconnessioni – emozioni fantastiche quelle di affrontare da solo un boss con tre volte la sua vita standard.

Elden Ring è letteralmente un’altalena

Quando affermo che Elden Ring per me è stato un’altalena, non scherzo assolutamente. Come ho detto, ci sono momenti che mi hanno esaltato e molti altri che mi hanno demoralizzato e frustrato per le più disparate ragioni.
Momenti in cui trovo e seguo una quest che mi fomenta, come quella relativa a Ranni e dal caratteristico Blaidd, ed altri in cui il senso di nulla lasciatomi da quella di Irina è incolmabile.

Quel motivo che mi ha spinto all’acquisto, ovvero il suo essere un ipotetico Dark Souls 4, si è dimostrato anche un grosso difetto. Elden Ring, videoludicamente parlando, non ha una propria identità. A poco è servito inserire l’open world ed adattare il tutto di conseguenza ed a poco sono servite le Ceneri di guerrautili per affibbiare delle abilità particolari alle più comuni armi – se poi alla fine della fiera si ha quella perenne sensazione di già visto e giocato.
Per farla breve, è come l’esser passato da un Assassin’s Creed II al suo diretto seguito Brotherhood.

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Personalmente parlando, ho trovato incredibile la più totale assenza di Boss in grado di rivaleggiare contro i caratteristici Artorias, Sif, Seath il Senzascaglie, il duo Ornstein e Smaug del primissimo Dark Souls od anche il Re senza nome e Lothric Principe secondogenito di Dark Souls 3. Non ho trovato un boss (principale) in grado di lasciarmi a bocca aperta o che mi sia rimasto impresso. Fortunatamente la situazione è un po’ differente per gli NPC, grazie ad una buona costruzione dei già citati Ranni e Blaidd, ma anche del buon Alexander, Roderika ed il buon Boc.

Scrivendo questo piccolo pezzo, oltre che voler mettere “bianco su nero” ciò che mi ha dato, speravo anche di comprendere una cosa elementale: ma ‘sto videogioco, m’è piaciuto?
La risposta è… Non lo so. Non l’ho trovata. Certamente mi ha intrattenuto, alcuni combattimenti mi hanno divertito ed ho anche l’intenzione di cominciare una seconda run con un personaggio diametralmente opposto al mio. Però, ancora non so dire se mia sia piaciuto o meno.

Una cosa è certa, se avete intenzione di giocarlo su PC, per sicurezza attendete qualche aggiornamento (sempre se arriverà), non fate il mio stesso errore.


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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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