Una chiaccherata su Microsoft e Xbox

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L’ultima conferenza riguardante Microsoft (che abbiamo approfondito qui) ha fatto tornare Xbox e il Game Pass sulla bocca di tutti. Tra fan e detrattori, tra ottimisti e pessimisti, negli ultimi tempi qualsiasi buon appassionato del medium non ha potuto fare a meno di dare il suo giudizio, a volte sensato, a volte invece figlio della solita retorica da console war. A dir la verità, è già da tanto che se ne parla, della nuova Microsoft con le sue politiche; e comunque, pur non essendo questo un argomento nuovo, si continuano a mancare alcuni punti fondamentali, secondo me. O, almeno, probabilmente se ne parla, ma non abbastanza.

Fare discorsi su “esclusive”, “system seller” e simili sta diventando chiaramente sempre più inutile, nel caso di Xbox. Il modello di mercato di Microsoft non è più quello tradizionale, su cui aveva senso (fino ad un certo punto) ragionare con quei termini. Non è più importante sapere quale gioco uscirà solo su Xbox e/o PC, non è più quello il punto. Il punto sono i servizi.

Lo si ripete un po’ come un disco rotto da tanti mesi: Game Pass, Play Anywhere, Xcloud, lo Smart Delivery, sono tutte parole chiave che indicano un messaggio preciso. Questo messaggio non è “Da noi vivrai avventure che abbiamo solo noi e che non troverai altrove” (nonostante le esclusive ci siano, e non capisco perché si continui a negarlo), ma bensì “Ti diamo tantissimi giochi a disposizione ad un prezzo irrisorio”. E questo mi porta al punto successivo, quello che più mi preme.

Il Game Pass è fottutamente conveniente, e non capisco perché si continui a non parlarne.

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Questo video su Xbox di Alanah Pearce, importante volto del giornalismo videoludico americano, è il motivo per cui ho voluto scrivere quest’articolo

Su Xbox il servizio costa 10€, su PC ne costa 5. Se per caso possiedi entrambi, hai l’abbonamento Ultimate che per 15€ ti dà accesso al Game Pass ovunque, oltre a darti il Live Gold. Facendo un po’ di matematica e arrotondando i numeri, in pratica al prezzo di uno, due o tre giochi all’anno hai accesso a un intero catalogo di centinaia di giochi, in costante aggiornamento anche grazie agli studi interni di Microsoft. Mi ripeto un attimo: anziché giocare a tre giochi all’anno, puoi usufruirne di centinaia allo stesso prezzo. Solo nella scorsa conferenza hanno presentato 19 titoli, e la totalità di essi sarà presente nell’abbonamento. Lo pagassi già ora, non perderei tempo a scrivere queste considerazioni.

Se invece vuoi continuare a comprarli singolarmente, ti viene incontro il Play Anywhere: non avrai più bisogno di comprare lo stesso videgioco due volte per giocarci su hardware diversi, ma ti basterà prenderne una copia sola, e inoltre i tuoi salvataggi saranno condivisi. Nel caso di un tripla A, per noi vuol dire spendere 70€ anziché 140€.

In pratica tutte le manovre di della divisione Xbox di Microsoft possono essere descritte molto bene con un termine: consumer-friendly. Tutto ciò che fa ha come obbiettivo quello di venire incontro al consumatore, fargli spendere di meno, facilitargli la vita. Negli scorsi anni si è verificato l’affermarsi di un modello molto costoso per il consumatore: l’online a pagamento o la sempre maggior presenza di microtransazioni anche nei giochi ad alto budget sono solo alcuni degli esempi di come spesso si cerchi di monetizzare sempre di più sui giochi e su i servizi offerti. Alla luce di ciò, l’idea di Microsoft procede in totale disaccordo con questo trend, e questo può portare solo benefici a noi utenti.

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Detto in tutta onestà, forse sarà solo la mia bolla social limitata che mi dà questa percezione, però non riesco a capire del perché non vedo né sento discorsi del genere.

Evidentemente sono tutti occupati a cercare di capire quanto possa funzionare questa nuova filosofia Xbox nel mercato videoludico. Siamo però arrivati a un tal punto che il cercare di dare una lettura al mercato è diventato più importante di pensare al vantaggio degli utenti. Non so come ci siamo arrivati, secondo me la causa è un’ancora diffusa mentalità da console war, ma potrei sbagliarmi. Suvvia però, non siamo tutti esperti analisti capaci di prevedere l’andamento del mercato, anzi, la maggior parte di noi probabilmente non ne sa niente. Possiamo pensare prima al nostro benessere che a quello delle aziende?


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