Star Wars Jedi: Fallen Order, un secondo punto di vista – Recensione

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In occasione dello Star Wars Day, abbiamo deciso di proporre una seconda recensione di Star Wars Jedi: Fallen Order, ponendo un secondo punto di vista su questa produzione firmata Respawn Entertainment e pubblicata da Electronic Arts, sperando che presto (se non oggi) venga annunciato il tanto desiderato sequel!


Sono passati quasi 3 anni da quando Respawn Entertainment lanciò il suo Star Wars Jedi: Fallen Order, un titolo che strizzò l’occhio a Sekiro – negli intenti ultimi – per stessa ammissione del allora Lead Combat Designer Jason de Heras (ora Design Director, sempre all’interno di Respawn), ciò non implicò che la difficoltà media fosse elevata al punto da rendere Jedi: Fallen Order “impossibile” o “fuori portata” per l’utenza di massa, perché mediante l’utilizzo del selettore di difficoltà, il tutto si rivelò esser ben bilanciato. In realtà, Heras non fu l’unico a prendere in esame una produzione From Software nel parlare del gioco, ci pensò anche il Director Stig Asmussen ripensando a King’s Field, reputandolo il proprio videogioco preferito ideato da From.

Per maggiori informazioni: Jedi: Fallen Order is “very similar” to Sekiro: Shadows Die Twice

Insomma, nel periodo pre-lancio del videogioco ci si era costruita una propria aspettativa. Il risultato di quell’aspettativa era un prodotto che nel sistema di combattimento e nel gameplay in generale ricalcasse un po’ le produzioni From Software, mentre i trailer ed alcune sequenze video non facevano altro che urlare al Action Adventure lineare, con tanto di sezioni con arrampicate e salti pindarici per giungere in zone “particolari”.

In pratica ci si aspettava una sorta di “mostro di Frankestein”, una sorta di souls-like ibridato ad un classico Action Adventure [qui, immaginate un’esplosione cerebrale, perché mi secca allegare una gif!].

Ma parliamo davvero di Star Wars Jedi: Fallen Order

La “pulizia” effettuata da Disney, che ha reso “non canonici” anni ed anni di videogiochi, fumetti, fan-film ed una marea di prodotti di vario genere, ha anche dato una nuova opportunità ai creatori – perché dai, non possiamo vedere sempre tutto “nero”, di tanto intanto c’è anche del grigio, no? – di creare nuove storie che potessero allacciarsi al meglio con la saga cinematografica, senza andare a scontrarsi con l’operato di altri – è un mio mero punto di vista, liberi di non condividere!.

Jedi: Fallen Order, dunque, va ad inserirsi nel “nuovo universo espanso”, e trova il suo spazio tra Episodio III – La Vendetta dei Sith ed Episodio IV – Star Wars, in un momento in cui i Jedi sono quasi estinti e chi è sopravvissuto cela la propria natura a chiunque, proprio come il protagonista Cal, un ex-padawan sopravvissuto a stento all’epurazione messa in atto col famigerato Ordine 66, che si nasconde sul pianeta “discarica” Bracca.

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Gli Inquisitori, una squadra d’élite addestrata per combattere e sopraffare i Jedi, scoprono la vera natura di Cal in seguito ad un incidente sul posto di lavoro per aver salvato la vita al suo amico Prauf, con l’ausilio della Forza. Questo, è l’evento che darà inizio alla storia ed alla crescita, nonché al completamento dell’addestramento di Jedi, a Cal, che dovrà “saltare” di pianeta in pianeta nel tentativo di scoprire come entrare all’interno di una cripta Zeffo dove il Jedi Eno Cordova ha nascosto un Olocron contenente al suo interno una lista di tutti i bambini sensibili alla Forza presenti nella Galassia.

Un bel po’ di puro gameplay

Con una trama del genere è facile pensare che si stia parlando di un videogioco dal fortissimo stampo narrativo, che basa le sue fondamenta su sequenze cinematografiche d’alto livello e su di un gameplay semplice, a discapito di quanto affermato da Respawn Entertainment prima del lancio. E non sarebbe neanche strano pensare ad una cosa del genere se si è della mentalità del “Ah bè, se lo han detto loro…”, ma Jedi: Fallen Order pone le proprie basi proprio sul gameplay, pur avendo una narrazione in grado di tenere incollati allo schermo i videogiocatori.

Come detto nella premessa, la direzione intrapresa dal team di Respawn è ben chiara, la componente Souls è tangibile nel sistema di combattimento, anche se le care truppe d’assalto degli Stormtrooper risultano essere perfettamente della… “Carne da macello”. D’altronde si parla di soldati semplici ed il respingere i loro colpi di blaster non può non essere una vera e propria goduria per un fan della saga di George Lucas.

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Ma! Nei vari mondi non mancheranno altri nemici oltre alla carne da m… Ehm, truppe d’assalto. Difatti saranno presenti soldati equipaggiati con jet pack, altri con armi bianche ed altri ancora con armi pesanti e via dicendo. Insomma, non ci saranno nemici “standard” insormontabili, ma non mancheranno delle unità specializzate negli scontri contro i Jedi che vanno si pongono a metà strada tra uno Stormtrooper ed un Inquisitore, che inizialmente potrebbero dare del filo da torcere. D’altro canto, la Galassia di Star Wars è incredibilmente ricca di vita e non mancheranno scontri con gli indigeni di altri mondi od unità/razze che hanno tutte le intenzioni di frapporsi tra Cal ed il suo obiettivo finale. Ovviamente, sono immancabili i droidi.

Jedi: Fallen Order non è un semplice “button smash” od un “colpisci e schiva”, infatti risulta essere estremamente ben bilanciato anche grazie alla presenza delle diverse abilità di Cal, che mediante l’uso della Forza può scaraventare via i nemici oppure potrà lanciargli contro la propria spada laser – dovrebbe ricordarvi qualcosa – inoltre, nel menù delle abilità, può ampliare il proprio ventaglio di colpi con nuovi attacchi (sia con spada laser che con la Forza) ed accrescere le proprie barre della salute e Forza.

Dopo ogni scontro, come giusto che sia, v’è il momento di riposare no? E quale miglior modo se non quello della meditazione in posti specifici?

Disseminati negli scenari dei vari mondi, ci sono dei checkpoint dove Cal potrà meditare riacquisendo salute e dove potrà sbloccare nuove abilità. Nonostante gli scenari siano (bene o male) sempre vasti e questo sia il primo titolo del genere da parte di Respawn, i checkpoint sono ben posizionati, ad esempio difficilmente ne troverete due a brevi distanze o viceversa – come ormai accade in dei titoli estremamente blasonati dove puoi trovare il checkpoint poco prima del boss, nella sua arena dopo averlo sconfitto e nella zona successiva, per dire –, ed un po’ come accade nei titoli From ogni qual volta che ci si ritroverà ad utilizzarli i nemici verranno ripristinati.

Tanti pianeti, ma l’esplorazione?

Poco fa, ho menzionato “pianeti”, ma poco dopo “scenari”, e forse potrei aver generato della confusione.

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Ogni pianeta presente in Star Wars Jedi: Fallen Order offre una porzione di mappa esplorabile, molto spesso è un lungo – ma bello – corridoio, ricco di strade e percorsi da scoprire, con alcune aree segrete dove trovare oggetti cosmetici e/o approfondimenti narrativi, ma non credete che siano aree dalle dimensioni contenute di cui ci si libera in poco tempo. Il videogioco si attesta sulle 25-30 ore circa, difatti alcune aree dei pianeti si sbloccheranno man mano che si avanza narrativamente, per tanto sarà necessario tornarci su.

I pianeti “esplorabili” sono:

  • Bogano;
  • Datomir;
  • Zeffo;
  • Kashyyyk;
  • Illum.

Con l’atmosfera “Star Wars” pressoché ottima

Di pianeta in pianeta, di scenario in scenario, c’è sempre una costante: l’atmosfera veramente certosina, che traspira “Star Wars” da ogni pixel, da ogni texture e shader che vanno a comporre i vari personaggi od ambienti su schermo, e da ogni nota che va a comporne la colonna sonora.

A contribuire non possono non esserci la storia e la narrativa del mondo di gioco, entrambe coi loro riferimenti alla Saga ed all’universo espanso, con immancabili elementi di puro fan service che però non risultano affatto stucchevoli.

Come scrissi in un piccolo pezzo dedicatogli, Star Wars Jedi: Fallen Order è stato in grado di “riattirarmi” con piacere ad un tipo di videogiochi che nel tempo ho trovato semplicemente stucchevole. Il mix tra Action Adventure lineare, con una narrativa presente ma non invasiva, ed un sistema di combattimento in grado di essere appagante ma mai spossante, ha fatto sì che mi tenesse realmente attaccato al monitor nonostante il videogioco in sé non risulti essere un capolavoro.

Nonostante tutte queste belle parole, sento di dover segnale soltanto due difetti in particolare che riguardano la componente tecnica: l’ottimizzazione su PC non è delle migliori, vi sono fenomeni di stuttering che possono provocare un po’ di fastidio, mentre la qualità grafica in sé ha i suoi alti e bassi tra le animazioni mediocri di Cal ed alcuni modelli poligonali per nulla esaltanti.

Consigliato

Pregi

  • Storia e narrazione
  • Gameplay e sistema di combattimento
  • Atmosfera 100% Star Wars

Difetti

  • Comparto grafico coi suoi alti e bassi

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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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