Red Dead Redemption 2: un viaggio indimenticabile

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Quando acquistai Red Dead Redemption 2 al lancio avevo delle ottime aspettative per il titolo Rockstar, grazie al primo capitolo che ancora oggi ricordo come uno dei migliori giochi della scorsa generazione.

In questo approfondimento vorrei trattare uno degli step evolutivi dell’ epopea western: la narrativa applicata ai giochi open-world.

Red Dead Redemption 2 punta moltissimo sull’impatto visivo dettato da un’ottima regia e una qualità dell’immagine che regala un’atmosfera inesplorata, all’interno del mondo videoludico. I dialoghi tra i vari personaggi risultano ben scritti e sempre incalzanti, con alcuni momenti tipici della classica ironia che contraddistingue Rockstar Games.

Influenze del grande schermo

In Red Dead Redemption 2 è evidente come le influenze del vecchio West di Sergio Leone o film più recenti come Django Unchained siano stati d’ispirazione nel prodotto finale. Quando alcuni videogiochi hanno cercato di avvicinarsi a un prodotto del grande schermo spesso hanno fallito, risultando scopiazzature poco originali, ma è proprio qui che Rockstar fa un passo in più, ricreando l’atmosfera del vecchio Western in maniera sublime.

Questo video mostra una delle prime rapine presenti nel gioco e rappresenta una citazione al film L’Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford“, uscito nelle sale cinematografiche nel 2007.

Storia e caratterizzazione dei personaggi

Red Dead Redemption 2 è ambientato prima del primo capitolo sviluppato da Rockstar nel 2010 e narra le vicende della banda di Dutch Van Der Linde. Siamo nel 1899 e dopo un furto fallito, la gang ha perso alcuni uomini. Da qui parte la trama del titolo Rockstar, dove vestiamo i panni di Arthur Morgan, uno dei protagonisti meglio caratterizzati nella storia dei videogiochi.

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Tra i punti di forza di Red Dead Redemption 2 c’è proprio la personalità dei vari personaggi della banda che imparerete ad amare e odiare allo stesso tempo. Il lavoro svolto da Rockstar è sublime e ogni personaggio è sfaccettato a suo modo, d’altronde siamo di fronte a un prodotto con tempi di sviluppo molto lunghi e un budget che solo l’azienda americana può permettersi.

Tuttavia, se penso ai giochi in cui ogni personaggio è funzionale all’esperienza di gioco, nella maggior parte dei casi mi vengono in mente dei prodotti lineari ed è questo che fa elevare il comparto narrativo di Red Dead Redemption 2: si tratta di un’open world con una main quest che vi porterà via almeno 50-60 ore di gioco.

Con questo non voglio sminuire altri prodotti  come ad esempio The Witcher 3: Wild Hunt e il modo in cui riesce a incastonare la main quest con le varie missioni secondarie presenti, ma Red Dead Redemption 2 si pone l’obiettivo di competere con esperienze più cinematografiche  e lineari, senza sfigurare in nessun modo e con la possibilità di avere a disposizione un’interattività maggiore.

Il mondo di gioco di Red Dead Redemption 2 è pulsante e vivo, ogni azione del nostro fuorilegge ha una conseguenza. Tutto ciò che avviene nel titolo Rockstar è un teatro ricco di eventi, possiamo interagire con ogni NPC e spesso avvengono situazioni esilaranti: come quando Arthur salva un uomo dal morso di un serpente succhiandogli il veleno e dopo un paio di giorni, la stessa persona persona vuole ricompensare il gesto regalandogli un oggetto all’emporio.

Cura maniacale nei dettagli

Le lunghe cavalcate presenti, faranno vivere  quella sensazione di lungo viaggio, come nessun altro prodotto.

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In Red Dead Redemption 2 alcune giornate sembrano durare meno di altre,  specialmente nell’ultimo terzo dell’avventura si percepisce un forte cambiamento. Ad un certo punto, Rockstar Games inizia a fare sul serio, inghiottendoci in un vortice di emozioni.

Spesso ad accompagnare le cavalcate più importanti del nostro anti-eroe c’è il comparto sonoro da oscar, ogni traccia presente è di alto livello. Cosi come la recitazione dei protagonisti, che con una sola animazione, riescono a trasmettere tutta la cura del dettaglio posta dal colosso statunitense per creare un prodotto di tale caratura.

Qui termina il mio approfondimento senza spoiler sulla narrativa del titolo Rockstar, consiglio di premere sull’icona “spoiler” solamente a chi ha completato il lungo viaggio di Red Dead Redemption 2.

[spoiler]Ci sono momenti nei videogiochi in cui scatta qualcosa che ci fa elevare un videogioco a capolavoro assoluto.

Se avete completato Red Dead Redemption 2 capirete benissimo, quando l’avventura di Arthur Morgan impenna in maniera importante. All’arrivo sull’isola di Guarma avevo sospettato che ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto, a causa  di una tosse molto strana del protagonista. La conferma è arrivata una volta tornati a Saint-Denis, con Arthur che si accascia a terra. Un uomo lo soccorre, trasportandolo dal medico della città.  Durante la visita, il dottore rivela ad Arthur Morgan di essere malato di tubercolosi… In quel preciso momento mi sento strano e avverto una sensazione che di rado ho provato in un videogioco.. La mia scelta è di spegnere la console e riavviare il titolo Rockstar il giorno seguente.

Da questo momento in poi, la malattia di Arthur si fa sempre più complessa da vivere per me, avevo poche speranze e seppur fossi consapevole di non poterne uscire in nessuna maniera, ciò che mi ha colpito in maniera profonda è come il team fa vivere la malattia del protagonista. Non capita quasi mai di vivere una situazione del genere nei videogiochi e soltanto un lavoro narrativo eccellente, può non farti cadere nella banalità di un finale sostanzialmente scontato.

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Il personaggio di Arthur Morgan diventa più umano, inizia ad aver paura della morte e si preoccupa del futuro della banda, poichè consapevole che Dutch Van Der Linde non è più lucido. Inoltre, in tutto questo i giocatori più attenti hanno scoperto che il protagonista si è contagiato durante una missione di recupero crediti, in cui minaccia e aggredisce un uomo malato di tubercolosi.

La parte finale della morte di Arthur Morgan può cambiare a seconda dell’onore del giocatore. Per fortuna nel mio caso, ho dato una morte dignitosa a uno dei protagonisti che annovero tra i miei preferiti di sempre. Questa è l’immagine finale, poso il joypad, scende qualche lacrima, Arthur Morgan vede per l’ultima volta la luce del tramonto.[/spoiler]

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