Miceli: videogame Mafia City è istigazione a delinquere

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Il gestionale Mafia City nel mirino del Partito Democratico

Dobbiamo proprio spiegarvelo uno ad uno?

Noi della stampa videoludica abbiamo molto, troppo di cui occuparci in questi tempi di grande caos. Eventi cancellati tradotti in showcase in streaming, spalmati lungo tutta l’estate, che se “cielo avessero dettoh” sarebbe terminata già da settimane, come sempre con l’E3, ed ora staremmo aspettando Colonia sorseggiando amare lacrime di fanboy, che noi stessi avremmo causato, indiscriminatamente su ogni fronte, seduti in riva al mare, o sotto un portico ammirando un paesaggio montano.

Invece siamo in piena attività, a far sì che il Meme di Craig The Brute non passi inosservato e che attiri l’attenzione di tutto il pubblico come il più potente parafulmine del Web… poi arriva Miceli e dobbiamo fermarci per spiegare anche a lui cosa è un Videogame.

Credevamo che dopo il volteggio di Calenda, la nostra classe politica fosse tornata a giocare a Candy Crash sui propri Tablet, durante le lunghe e noiose sessioni di Camera o Senato, sancendo con chiarezza inequivocabile quale sia il rapporto fra politica e Videogioco. Che poi mi sono sempre chiesto una cosa: i tablet dove i rappresentanti del popolo ammazzano il tempo, sono personali o li forniamo noi? Qualcuno avrà scaricato Blades?

Probabilmente l’avrà fatto l’onorevole Madia, che ha deciso in corner di riformulare il suo emendamento al First Playable Fund, dimostrando che ogni tanto un po’ di buon senso in chi ci rappresenta c’è, visto che lo sviluppo di Videogames è un settore che potenzialmente può dare ben più di una “scossetta” all’economia Italiana, che ricordiamocelo non è solo fatta di esportazioni di Prosecco e Caffè a Piazza San Marco per 12 euro a tazzina.

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Ma dovremmo forse parlare della “notizia” che riferisce di un’interrogazione parlamentare depositata dal Deputato Agrigentino Carmelo Miceli, membro di svariate commissioni, fra cui la “commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni Criminali, anche straniere”, per (si cita testualmente) “accertare come sia possibile che gioco così immorale sia libero di circolare sui social italiani e ne chiederò immediatamente l’oscuramento”. Il gioco così “immorale” a cui il responsabile sicurezza del PD fa riferimento è Mafia City, che per chiunque mastichi un po’ di videogames non ha bisogno di presentazioni.

Fermo restando le indubbie competenze dell’ Onorevole Miceli, scevri da ogni dubbio sul fatto che nella sua precedente attività privata di avvocato penalista abbia avuto diretta esperienza del fenomeno delle Mafie, ci permettiamo di sollevare qualche dubbio riguardo alla preparazione dello stesso nell’ambito dei Videogame.

Mafia City sta al videogame così come i Racchettoni stanno a Wimbledon

Già il fatto che all’attenzione di un politico arrivi un gioco da SmartPhone, piuttosto che un Grand Theft Auto oppure un Mafia, dovrebbe darci la giusta misura dei mezzi con cui è giunto a conoscenza dell’esistenza di Mafia City.

Il problema non è che un membro della commissione sulle Mafie internazionali possa lontanamente immaginare che sia un “giochino” ad istigare a delinquere e non, ad esempio, il fatto che un ragazzino di un quartiere “a rischio”, in una situazione di indigenza, possa guardare con invidia chi si può permettere di girare per il quartiere su una costosissima moto, con abiti firmati e Rolex al polso, solo perché ha scelto “un mestiere particolare”… il problema è la percezione culturale.

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L’indignazione mostrata squalifica totalmente il videogame da mezzo di intrattenimento.

Sarebbe facile e molto Maistream controbattere dicendo “Allora dobbiamo proibire anche il Padrino!”, perché si scadrebbe nella solita narrativa che “Videogame e Cinema sono entrambe forme d’arte“.
L’assurdità di un tale pensiero risiede proprio nel sottintendere che il videogame non sia altro che un mezzo di subdola manipolazione delle masse, cosa che se ci fosse una classifica, vedrebbe il medium in netta retrocessione rispetto alla TV oppure Facebook, ad esempio.

Ciò che Miceli, ed altri che si sono precipitati a riportare e commentare la notizia, non hanno notato, è che Domenica 19 Luglio la nostra TV nazionale ci mostrava la Domenica Sportiva e TV 8 addirittura trasmetteva una puntata di “Gomorra”, cosa che anche se non dimostra nulla, ci da la percezione dell’attenzione riposta a quali messaggi arrivino “alle masse”.

Il videogame non è l’evoluzione moderna di MK-Ultra, anche se noi videogiocatori siamo lusingati dal sentir trattare il nostro Medium come se avesse le potenzialità di mandare il mondo in rovina. Il videogame è solo uno strumento di intrattenimento interattivo e non ha maggior potere solo perché “è a disposizione dei bambini” (qualcuno pensi ai bambini!), anche perché il Videogame non è più un intrattenimento per bambini dal giorno in cui Atari ha messo il primo Cabinato di Pong in un Bar.

Questa notizia non ha nulla di eclatante, questa notizia fa sorridere come il meme di Craig The Brute, con due sostanziali e pesanti differenze:

Il Meme di Craig The Brute è stato consapevolmente creato per far ridere.

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Secondo: Non pagheremo il tempo necessario a pensare, creare, diffondere e discutere il meme con i soldi delle Tasse, che dovrebbero essere impiegati in cose più importanti, come ad esempio formare una classe politica e dirigente consapevole del mondo in cui vive.


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