Ho finito The Last Remnant, ma non l’originale, la Remastered — una particolare recensopinione

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Si, ok. Il titolo è quello che è, ma di certo non l’ho scelto a caso. Possiedo la versione Xbox 360 di The Last Remnant da circa 6-7 anni e la versione Steam da 6. Mi sono sentito sempre terribilmente sfortunato con questo titolo: poco tempo dopo averlo iniziato la prima volta, la console decise di abbandonarmi direttamente, mentre ogni volta che lo iniziavo su Steam perdevo i salvataggi — tra la voglia di provare qualche distro di Linux, le formattazioni perché avevo un bidone e la mia scarsa lungimiranza nel salvare i file in una pendrive, potremmo dire che io me la sia proprio andata a cercare.
Per farla breve, me ne accadeva sempre una ed ho finito per abbandonare ogni speranza.

All’annuncio della remastered mi son subito detto “Ecco, questa è la mia occasione!”, detto fatto. Appena mi è stato possibile, ho subito acquistato il gioco per Nintendo Switch ed ho finalmente portato a termine quella partita — in senso metaforico, ovviamente — che iniziai circa 7 anni fa, spinto anche da un’irrefrenabile curiosità nei confronti di quello che è, a tutti gli effetti, l’ultimo importante progetto diretto da Hiroshi Takai, Director di Final Fantasy XVI.

Una sorella scomparsa, una guerra in arrivo

Cercando la propria sorella rapita, Rush finisce proprio al centro di uno scontro tra le forze di Athlum, comandate dal monarca David Nassau, ed un esercito di mostri.
In seguito ad un’esplosione generata dal possente Remnant Gae Bolg di David, che annienta l’esercito dei mostri, Rush ed Emma (uno dei generali sotto al comando di David) precipitano in una voragine. Da quel momento in poi, nasce una bizzarra collaborazione tra Rush ed il sovrano di Athlum, che lo aiuterà nella ricerca della sorella.

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Mentre Rush si cimenta nelle ricerche della sorella fa la sua comparsa Conqueror, un particolare individuo, possente e con capacità sovraumane, con l’obiettivo di ribaltare lo status quo che governa il mondo, a qualsiasi costo.

Culminando con un finale estremamente potente, ma con la sfortuna che quando arriva non ce se ne rende conto per quanto è rapido ed improvviso.

Un inizio interessante, ma che non decolla mai

Sebbene la trama possa essere estremamente interessante, la narrazione non riesce mai a decollare. Anzi, ad essere onesti, dopo un inizio mediamente ricco, ci si ritrova in balia di una spossante ricerca, mentre gli avvenimenti che riguardano il mondo di gioco ci vengono accennati e (quasi) mai approfonditi — come le numerose volte in cui si accompagna David al congresso.

Ciliegina sulla torta, i sottoposti di Conqueror. Alcuni di essi hanno un’estetica decisamente ispirata, ma non hanno alcun tipo di approfondimento e vengono liquidati in un batter d’occhio, con un paio di linee di dialogo inserite al termine delle battaglie che li coinvolgono, come se niente fosse. Tra loro ci sono Roeas e Castanea, entrambi con un design ben caratteristico, ma sfortunatamente nella narrazione non trovano mai posto e, in un certo senso, a loro va anche peggio rispetto agli altri, dal momento che sono privi di quelle due linee di dialogo.

The Last Remnant non è il classico JRPG a turni

C’è una grossa differenza tra i classici JRPG a turni come Final Fantasy X, Resonance of Fate od altri, da The Last Remnant. Nel gioco di Takai, fondamentalmente, sono presenti un mix di meccaniche che lo rendo unico.

Il sistema di combattimento vede due grandi protagonisti:

  • le Unioni composte fino a 5 unità (personaggi) ciascuna. Ogni singola unità — se posizionata a dovere, in base alla formazione scelta — potrà giovare di alcuni bonus alle statistiche;
  • il Morale, una meccanica che, in base alle azioni effettuate o subite, può mutare radicalmente il corso di una battaglia. Più questo è alto più le unità saranno efficienti, di conseguenza più basso meno lo saranno.
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Il sistema in sé è ricco di meccaniche nascoste, non spiegate, come la crescita dei parametri che mutano in base ai nemici sconfitti, i “nemici” che si auto-bilanciano in base al livello di Rush — per tanto viene sconsigliato di “livellare” eccessivamente — e dulcis infondo gli attacchi delle Unioni cambiano costantemente in base alla situazione in battaglia e target — se distanti, eseguiranno attacchi a distanza; se vicini potranno eseguire attacchi fisici, magici o ad area; se un’unità si trova in difficoltà lanceranno delle cure, sia tramite oggetti che tramite magie.

Le richieste delle proprie unità

Se meccaniche segrete e non spiegate possono riportare alla mente i classici JRPG pre-PlayStation, anche la questione relativa alle “richieste delle proprie unità” non potranno far altro che rafforzare quel senso nostalgico.

Ogni membro arruolato per rinforzare le proprie fila, necessiterà di determinati oggetti per migliorare il proprio equipaggiamento. Il punto, è che non richiederà solo armi o accessori, ma anche materiali per potenziare il proprio equipaggiamento. Materiali che dovranno essere recuperati obbligatoriamente all’interno dei dungeon, scavando in determinati punti, oppure uccidendo specifici mostri/creature.

Piccola nota: con l’avanzare della storia principale, alcune missioni secondarie non saranno più disponibili. Se siete dei completisti, vi consiglio di aiutarvi tramite una Wiki od una guida.

“Non è bello, non è brutto. Sa soltanto quello che non è”

Su grandi linee, vi ho descritto alcune parti che compongono The Last Remnant. Potrei dilungarmi parlando di una world-map e le sue macro-aree che compongono il mondo di gioco, dell’aspetto tecnico che non brillava nel 2008 e che la remastered non è stata in grado di svecchiarlo a dovere, almeno su Nintendo Switch. Però diciamo che gli aspetti fondamentali (almeno quelli che per me sono fondamentali) li ho esposti.

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The Last Remnant Remastered – Trailer di lancio su Nintendo Switch

Alla fin fine, The Last Remnant presenta delle idee maledettamente interessanti, come quelle menzionate nel sistema di combattimento, ma si perde in alcuni aspetti che possono provocare un enorme fastidio, come l’esagerata casualità degli attacchi che possono essere eseguiti durante il combattimento, togliendo al giocatore ogni possibilità di scelta. Anche la quantità eccessiva di contenuti e parametri non spiegati creano problematiche che possono ripercuotersi nelle fasi principali, arrivando (in casi estremi) a portare ad un riavvio della campagna!

The Last Remnant mi ha accompagnato per circa un centinaio d’ore, dove ho completato alcune missioni secondarie — altre sfortunatamente le ho perse — assieme alla storia. In queste 100 ore, non ho mai avvertito un senso di noia, ma forse un po’ di frustrazione si, causata per l’appunto da alcune meccaniche non proprio chiare — che mi hanno portato ad inveire malamente al primo scontro col Guardiano Infernale, unico scoglio durante la mia partita.

Arrivato qui, non so se questa mole di testo sia chiara o caotica, se la sensazione che state provando è “caos”, sappiate che state provando ciò che ho provato io una volta completata la storia principale.


In soldoni, The Last Remnant è un videogioco interessante, che propone delle meccaniche originali, ma che non ne spiega bene i meccanismi. La storia ha un’enorme potenziale, che però non viene espresso in alcun modo se non nella parte finale. Anche l’aspetto grafico non è esaltante, ma comunque non va a pregiudicare l’esperienza complessiva.

Consigliato ai fan del genere JRPG in cerca di qualcosa di diverso


Pregi

  • Sistema di combattimento
  • Design estetico

Difetti

  • Narrazione
  • Comparto Grafico
  • Doppiaggio Inglese

The Last Remnant Remastered è disponibile per PlayStation 4, Nintendo Switch ed anche per il mercato mobile Android e iOS.

La versione originale di The Last Remnant per Xbox 360 non è compatibile con Xbox One e Xbox Series X|S, mentre su Steam non è più disponibile all’acquisto.


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Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

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