Molestie e disparità, protagoniste: Ubisoft, Activision Blizzard e Insomniac Games

Share

Riprendo le vesti del uccello del malaugurio col caro tema delle molestie, condito da trattamenti diseguali tra i sessi, un po’ come se invece di fare qualche passo in avanti, tutto ad un tratto decidessimo di farne una decina indietro.

Spesso abbiamo trattato di Ubisoft, ma questa volta si aggiungono anche Activision Blizzard, con tanto di causa giudiziaria, e Insomniac Games.

Insomniac Games

Sebbene quanto sto per riportare sia stato divulgato lo scorso mese, voglio ugualmente farlo presente a quella fetta di lettori ai quali possa esser sfuggito.
Per avere un quadro ancor più completo — data la natura sintetica del tutto — vi consiglio di recuperare il thread su Twitter.
Altro appunto: Sol Brennan vuole che vengano utilizzati i pronomi They/Them quando ci si rivolge a lui, ma dal momento che la lingua italiana è quel che è, mi rivolgerò a Sol utilizzando i pronomi maschili.

Tramite il proprio account Twitter, Sol Brennan, ha avviato un proprio thread dove afferma che, all’interno di Insomniac Games, tra il 2016 ed il 2020 erano presenti — con certezza — almeno tre predatori sessuali, di cui: uno se n’è andato di sua spontanea volontà, almeno così crede Sol; il secondo è stato allontanato in quanto divenuto troppo pericoloso, dopo aver aggredito sessualmente una persona, la questione si fa allarmante se si pensa che questa figura è stata — al tempo — “avvisata”; il terzo pare che sia ancora all’interno dello studio, perché non sembrano esserci “prove che dimostrino chi abbia ragione o torto”, nonostante vi sia una montagna di prove che dimostrino i fatti.

La situazione è (stata?) così critica che le carriere di alcune donne sono state stroncate, essendo state obbligate a dimettersi perché, parrebbe, che Insomniac Games abbia “difeso/nascosto” questi predatori.

Per Sol Brennan la situazione è degenerata dopo aver preso contatto con le Risorse Umane, dove un “tizio” si è approcciato a lui — al tempo dei fatti Lei — con barzellette e storie “un po’ troppo al limite”, arrivando ad una dichiarazione di “attrazione” fino a giungere in dichiarazioni estremamente esplicite inerenti ad atti sessuali.

Leggi  FTC contesterà l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, Jim Ryan vorrebbe solo COD

Edgar Vargas, questo il nome del “tizio”, è stato licenziato e, soltanto inseguito, Sol ha scoperto la sua natura recidiva.
La settimana seguente al licenziamento, Insomniac Games ha aderito “convenientemente” al movimento MeToo del Agosto 2019.

Come se non bastasse, oltre alla questione relativa i predatori sessuali, nel thread, emerge anche una natura di discriminazione nei confronti delle donne, che vedono la propria carriera subire un sorta di arresto, mentre quella degli uomini decolla senza grossi problemi — sebbene venga specificato che ciò avviene anche per coloro che “osano parlare” e dunque anche agli uomini.

Insomniac Games promuove una cultura di aperta onestà. Tu puoi parlare di tutto con tutti. Tu puoi porre qualsiasi domanda. Ho messo alla prova tutto questo, anche se ci è stato detto che fosse così — non lo è. Quando un mio amico è stato licenziato, ho presentato le mie dimissioni il giorno successivo.

Fonte: Twitter

Sol Brennan ha lavorato in Insomniac Games dal Maggio 2016 fino al Febbraio 2020, rivestendo i ruoli di Character Technical Director e Advanced Character Techinical Director.

Ubisoft

Tra le aziende più famose, Ubisoft è senz’altro quella di cui si è parlato maggiormente negli ultimi tempi. Tra molestie sessuali e discriminazioni razziali, con tanto di indagini interne e licenziamenti vari.

A far luce su questa nuova questione, ci pensa il reportage — estremamente corposo — di Ethan Gach di Kotaku, per il quale sono stati ascoltati anche ben 20 ex dipendenti.

Nello specifico, questa volta la vicenda riguarda lo studio Ubisoft Singapore. Il reportage si apre con la seguente dichiarazione:

Ubisoft Singapore è sempre stata conosciuta [internamente] come uno dei peggiori studi Ubisoft in termini di cultura. La gente [da altri studi] visitava e diceva: ‘Che cazzo c’è che non va qui?’

Lo studio è stato fondato nel 2008, inizialmente con funzioni esclusivamente di supporto, collaborando allo sviluppo di Assassin’s Creed II, fino al 2014 dove per la prima volta è stato a capo del progetto Ghost Recon Phantoms. Dal 2017 si sta occupando dello sviluppo di Skull and Bones.

Leggi  Overwatch 2: è ora del Capodanno Lunare

Stando ad un altro ex dipendente, sembrerebbe che Ubisoft abbia aperto lo studio a Singapore ricevendo sussidi governativi per l’assunzione di talenti locali che, dopo aver accumulato una certa esperienza, avrebbero potuto prendere il comando dello studio. Però alla fine sembra che non sia andata proprio così, difatti pare che, nonostante Ubisoft abbia ricevuto quei sussidi, i dipendenti siano stati sottopagati: portando alcuni ad abbandonare lo studio cercando nuovi ingaggi, mentre quelli che rimanevano difficilmente ricevevano promozioni.

Un altro ancora dipinge lo studio con le stesse identiche problematiche di cui sono afflitti tutti gli altri, passando dalle molestie sessuali al bullismo razziale, fino ad arrivare alla disparità di retribuzioni. Sottolineando che la maggior parte dello staff era composto da “persone adorabili e con un talento potenziale da creare giochi incredibili”.

La testa era marcia, quindi il corpo era incapace di funzionare correttamente

Un ex sviluppatore sul dirigente Hugues Ricour

La tossicità lavorativa e le pessime condizioni di lavoro, si sono verificate sotto la guida di Hugues Ricour, nel ruolo di Managing Director dal Giugno 2018 al Febbraio 2021, che dopo esser stato allontanato dallo studio si Singapore — con un iniziale sollievo da parte dei dipendenti, prima di venire a conoscenza di quanto segue —, ora continua a lavorare per l’azienda nel ruolo di Production Intelligence Director per Ubisoft International.
Hugues Ricour lavora in Ubisoft da quasi 12 anni.

Dopo queste dichiarazioni, Kotaku ha tentato di contattare Ubisoft per saperne di più, ecco alcuni frammenti della risposta:

Celebriamo la nostra cultura internazionale e lavoriamo per garantire che i nostri team siano profondamente integrati nelle comunità locali in cui operiamo. Non tolleriamo e non tollereremo abusi, molestie o discriminazioni a nessun livello.

[…] Il nostro obiettivo è continuare ad aumentare la leadership di Singapore attraverso vari programmi, tra cui un percorso di apprendimento manageriale dedicato ad accelerare lo sviluppo di nuovi leader. […]

Nel corso dell’ultimo anno, Ubisoft ha implementato significativi cambiamenti che cercano di garantire un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo per tutti. […]

L’articolo continua con altre forti dichiarazioni, questa volta di dipendenti attuali, affermando che alcune persone hanno soprannominato l’azienda col nome di “mafia francese”. Tanto che la lingua utilizzata, che dovrebbe essere l’inglese, in realtà è il francese, e chiunque non la conosca a dovere, vede la propria vita lavorativa complicarsi. Può capitare che una riunione inizi in inglese, ma che pian piano si sposti sul francese, soprattutto col presentarsi delle domande o conversazioni — in parole povere, una parte dei dipendenti viene esclusa.


La questione relativa ad Ubisoft, così come il reportage di Kotaku, è complessa, tanto che tutto quello che ho riportato non va a coprire neanche la metà dell’articolo e per quanto io possa star qui a sintetizzare il tutto, trovo che non sia abbastanza. Dunque vi invito a leggere il pezzo di Ethan Gach.

Activision Blizzard

Soprattutto negli ultimi tempi, l’operato di Activision Blizzard sta facendo discutere, se fino a qualche tempo fa il problema riguardava i dipendenti sottopagati, la situazione è destinata solo che a peggiorare.

Leggi  Microsoft - Activision Blizzard: tutto quello che c'è da sapere sull'acquisizione del secolo

Secondo la denuncia, depositata a Los Angeles, preceduta da indagini durate ben due anni da California Department of Fair Employment and Housing, sembrerebbe che all’interno dell’azienda statunitense viene praticata la cultura del “frat boy” che vede le donne, esser vittimi di molestie sessuali, retribuzioni impari e ritorsioni. Oltre alla pratica del “frat boy”, i dipendenti maschi praticano anche la “cube crawl” ovvero, bere ingenti quantità di alcol per poi strusciarsi nei cubi dell’ufficio e lasciarsi andare in comportamenti inappropriati con le colleghe femminili.

Dalle indagini è emerso che gli uomini impiegavano il proprio tempo a giocare ai videogiochi, delegando le mansioni alle donne, esternando battute sessuali (anche su tematiche come lo stupro). Inoltre, le donne vedevano rifiutarsi una promozione a causa della possibilità di rimanere incinte, del dover prendere i propri figli all’asilo e, come se non bastasse, tra le cause figura anche quella dell’essere cacciate dalle sale dedicate all’allattamento perché gli uomini le sfrutterebbero come sale riunioni.
Sembra che anche lo studio di World of Warcraft abbia la sua parte di colpe, dove gli uomini ci provano costantemente con le donne, vengono fatte battute sullo stupro e, tanto per non farsi mancare nulla, si intrattengono con comportamenti mirati ad umiliarle.

A tutto ciò, sempre secondo l’indagine, durante un viaggio aziendale, una dipendente si è tolta la vita per le ingenti molestie sessuali subite dal proprio supervisore, antecedenti la morte, e per una foto di nudo diffusa all’interno dell’azienda.

Con l’ingiunzione, l’agenzia chiede che Activision Blizzard venga costretta a rispettare le protezioni sul posto di lavoro e che le dipendenti abbiano delle retribuzioni più eque, con tutti i benefici che ne conseguono.


In seguito alla divulgazione di quanto scritto, sono emerse alcune comunicazioni dalla stessa Activision Blizzard, in pieno contrasto tra loro — a mio dire. Mentre Fran Townsend, vice presidente, sminuisce l’intera causa reputando false le accuse mosse, il presidente J. Allen Brack si dice preoccupato e spinge i dipendenti al dialogo.


Per non perdervi ulteriori sviluppi, seguiteci su Facebook e Twitter, oppure entrate a far parte del nostro gruppo Facebook o Telegram!

PER ALTRI APPROFONDIMENTI

Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

You may also like...