Assassin’s Creed Valhalla: la recensione dell’action RPG di Ubisoft

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Assassin’s Creed Valhalla è il nuovo capitolo del franchise storico di Ubisoft, titolo cross generazionale ambientato in Norvegia e nelle lande inglesi.

Il gioco sviluppato dal team di Assassin’s Creed Origins, Black Flag e Unity è il terzo capitolo del nuovo corso della saga intrapreso proprio con l’avventura di Bayek nell’antico Egitto.

Assassin’s Creed è infatti ormai un action RPG a tutti gli effetti e con Valhalla la parola d’ordine è continuità. La nuova avventura non si discosta troppo da Origins e Odissey come formula di gioco e in futuro l’azienda francese ha confermato l’intenzione di continuare su questa strada.

Trama

La trama di Assassin’s Creed Valhalla ci mette nei panni di Eivor, un vichingo che si può personalizzare nel sesso come accaduto con Assassin’s Creed Odissey, ma in questo caso è presente un’opzione in più e lasciare la scelta all’Animus.

Se nella precedente iterazione avevamo optato per Kassandra, questa volta abbiamo scelto la versione maschile di Eivor, nonostante ci teniamo a precisare che i dialoghi non avranno risvolti diversi a seconda del sesso del protagonista.

L’avventura di Assassin’s Creed Valhalla inizia con un prologo ben congegnato dove un giovane Eivor è costretto a fuggire dal proprio villaggio, dopo un’imboscata nemica in cui assiste alla morte dei suoi genitori.

Proseguendo nella storyline, il protagonista ormai adulto si sposta in Inghilterra alla ricerca di nuove alleanze, ogni regione ha diversi personaggi e livelli differenti, la scelta di quale zona conquistare per prima è in mano al giocatore, più si avanza e più si sbloccano nuovi regni.

La struttura narrativa di Assassin’s Creed Valhalla non ci ha particolarmente convinto, la scelta del team di rendere queste attività obbligatorie tende a diluire eccessivamente la main quest, spesso gli eventi che si sussegguono nelle varie alleanze risultano poco ispirati e quasi secondari.

Le stesse missioni col passare del tempo tendono a somigliarsi come struttura, un esempio concreto è la liberazione dei campi dando fuoco alle case oppure salvando dei civili, la sensazione che abbiamo avuto è quella di inserire side quests nella storyline diluendo un pò il tutto.

Probabilmente la scelta di Ubisoft Montréal è stata quella di differenziare l’esperienza rispetto ai due precedenti capitoli, la gestione dei livelli ad esempio è più permissiva inizialmente, sarà possibile progredire in una regione con meno di 20 livelli senza troppe difficoltà, anche se nella seconda parte dell’avventura il grinding è presente, un pò come era accaduto con Origins e Odissey.

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Nonostante questi problemi, la caratterizzazione dei personaggi ci ha sorpreso in positivo: Eivor è uno degli assassini più carismatici del franchise e in generale anche diversi comprimari risultano azzeccati al contesto di Assassin’s Creed Valhalla.

Le scelte che possono plasmare il carattere del protagonista rendono Eivor ancora più sfaccettato, sicuramente uno degli aspetti in cui la produzione Ubisoft riesce meglio nella struttura da gioco di ruolo.

Con questo nuovo capitolo torna anche il presente con Layla Hassan, personaggio introdotto con Assassin’s Creed Origins, ma ancora una volta risulta fin troppo secondario e pigro rispetto a ciò che abbiamo visto in passato con Desmond Miles, fatta eccezione per le fasi finali.

Un altro aspetto in cui Assassin’s Creed Valhalla risulta fallace è la cura riposta nelle cutscenes: le animazioni risultano spigolose e i volti inespressivi, anche la recitazione è al di sotto rispetto agli open-world più blasonati della generazione appena trascorsa.

Sono tutti fattori che tendono a spezzare l’immersione dalla storyline, seppur con la mole di contenuti presente era complesso gestire in maniera ottimale anche questa caratteristica che spesso risulta meno curato nei giochi a mondo aperto.

Gameplay

Assassin’s Creed Valhalla non sconvolge ciò che abbiamo visto in passato nemmeno sul gameplay, ma presenta diverse novità legate alle attività collaterali dell’open world Ubisoft.

Non sono più presenti vere e proprie missioni secondarie, ma punti di interesse contrassegnati dal colore azzurro dove possiamo completare attività opzionali legate al completamento di un enigma oppure alle uccisioni di animali leggendari.

Inoltre una notevole aggiunta è legate alle razzie, ripulire abbazie o altri luoghi in gruppo è molto utile per potenziare l’insediamento di Eivor, che ritorna ed è più convincente di Villa Auditore in Assassin’s Creed II.

Potenziare l’accampamento permette al giocatore di cambiare cavalcatura oppure l’estetica di Eivor, dalla barba ai capelli fino ai tatuaggi e allo sblocco di attività secondarie. L’espansione del proprio insediamento risulta molto interessante ed è una delle maggiori sorprese di Assassin’s Creed Valhalla, mentre la scelta di rendere l’open world privo di vere e proprie missioni secondarie narrative, ma solo con punti di interesse rende l’open world più scarno rispetto ad Origins e Odissey.

Questo discorso non si riferisce alla quantità di contenuti che anzi è persino superiore, ma alla varietà di situazioni che si vanno a creare all’interno di ogni regno.

Passando al feeling pad alla mano Assassin’s Creed Valhalla mostra una fisicità e pesantezza maggiore dei colpi inflitti con l’arma rispetto agli ultimi capitoli e si basa meno sulle abilità sovrannaturali, paragonandolo con l’avventura di Alexios e Kassandra.

Inoltre non saranno più presenti un numero spropositato di armi e armature, rendendo più snello uno degli elementi meno convincente delle precedenti iterazioni del franchise. Ci sarà comunque una personalizzazione dell’esperienza, per chi ad esempio ha preferito il combat system di Origins potrà creare una build legata ad ascia e scudo, mentre nel nostro caso abbiamo abbandonato quest’ultimo per imbracciare un arma molto pesante, utilizzando maggiormente la schivata al momento giusto rispetto al parry, un pò come accadeva nel gioco ambientato nell’Antica Grecia.

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La sensazione del combat system rimane quella di un sistema migliorabile e meno tecnico rispetto ad altri esponenti del genere, le animazioni ad esempio risentono di una pesantezza fin troppo accentuata anche in un contesto che vede protagonista un vichingo, difetti che si notano anche quando Eivor si arrampica per sincronizzare un’area di gioco.

In Assassin’s Creed Valhalla si può agire anche in furtività, con la possibilità di attivare l’assassinio “garantito” tramite il menù delle opzioni, una scelta che abbiamo apprezzato e rende lo stealth efficace anche con nemici di livello superiore.

Ritorna anche la lama celata e la possibilità di mimetizzarsi tra la folla, meccanica che era stata introdotta già con il primo Assassin’s Creed, ma si era un pò persa negli ultimi titoli della serie.

Tutte queste feature rendono più interessante agire in stealth da quando la serie si è trasformata in un action GDR, nei precedenti giochi i livelli rendevano l’esperienza fin troppo vincolante, nonostante era comunque presente un ramo delle abilità legato alla furtività non si poteva uccidere con un solo colpo i nemici di livello maggiore.

Il problema legato alle sezioni stealth rimane però l’intelligenza artificiale, specialmente a difficoltà standard tende a spezzare l’immersione e abbassa notevolmente il livello di sfida, a causa di una facilità spesso disarmante per aggirare gli avversari fin troppo poco svegli.

La speranza con il prossimo titolo è di vedere un notevole miglioramento sul comportamento dei nemici, uno dei difetti noti nell’ormai scorsa generazione di console e non soltanto legato al brand degli assassini.

Ambientazione e prestazioni tecniche

Assassin’s Creed Valhalla come citato antecedentemente è ambientato tra la Norvegia e l’Inghilterra, uno dei gli aspetti più convincenti del franchise è proprio legato alla ricostruzione dell’ambientazione.

In questo caso è stato fatto un ottimo lavoro sulla fedeltà linguistica dell’opera, ci riferiamo ad esempio alla lingua anglosassone ma purtroppo gli ambienti non riescono a suscistare lo stesso fascino della Parigi di Unity o la Grecia di Odissey e risultano più monotematici e meno vari rispetto a ciò che ci ha abituato la saga.

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Il discorso è diametralmente opposto per gli scenari che offrono quel qualcosa in più, complice una direzione artistica ottima.

Abbiamo testato il titolo Su Xbox Series X e gode di caricamenti immediati rispetto alla controparte old gen e una gestione dell’illuminazione ottima, tuttavia si nota la natura cross generazionale del titolo, abbiamo assistito a fenomeni di screen tearing e ad una qualità delle texture altalenanti.

L’opera di Ubisoft permette anche di scegliere tra la Modalità Prestazioni(con i 60FPS) e Grafica che gode di una maggior pulizia visiva.

Come accade per tutti i titoli dell’azienda francese, Assassin’s Creed Valhalla è doppiato nella nostra lingua e visto il gran numero di personaggi il risultato è tutto sommato soddisfacente, il discorso è il medesimo per le tracce musicali che non presentano una grande varietà, ma convince particolarmente la Main Theme.

Abbiamo completato Assassin’s Creed Valhalla in circa 60 ore, una longevità che può aumentare esponenzialmente se decidete di dedicarvi al completamento totale della mappa di gioco. Il problema del gioco non risiede certamente nella quantità di contenuti, in un certo sensoil gioco risulta quasi bulimico e troppo dispersivo, vista anche la densità dell’open world Ubisoft.

Assassin’s Creed Valhalla è il terzo capitolo della nuova deriva da gioco di ruolo del franchise degli assassini e arrivati a questo punto ci aspettavamo di più su vari aspetti.

La storia principale risulta troppo diluita a causa della gestione delle alleanze, nonostante un protagonista carismatico e ottimi comprimari, la main quest manca di momenti epici.

Permangono poi i problemi noti del franchise legati alle animazioni e ad un’intelligenza artificiale fallace, buone invece le novità legate al potenziamento dell’insediamento e alle razzie.

In definitiva Assassin’s Creed Valhalla è un titolo transitorio della saga che non riesce a convincere in pieno, risultando forse il più debole della nuova trilogia, vista la mancanza di una trama principale convincente come Origins e un’ambientazione iconica come la Grecia di Odissey, ci sentiamo comunque di consigliare il titolo agli affezionati del brand.

Consigliato con Riserva

Pregi

Eivor è uno dei protagonisti più convincenti della saga

Il potenziamento dell’insediamento e le razzie sono ottime novità

Direzione artistica ottima…

Difetti

… Ambientazione meno convincente del solito

Narrativa troppo diluita e grinding presente nella seconda parte

Diverse imprecisioni sulle animazioni e sull’intelligenza artificiale

L’engine necessita di un rinnovamento

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