Recensioni oggettive o soggettive?

Share

Chi frequenta assiduamente l’internet – Twitter, YouTube e Facebook – è perfettamente consapevole di quanto materiale pittoresco possa incappare nel momento in cui si catapulta nel leggere tweet o commenti vari sotto ad un argomento di massa, questo piccolo “articolo” sul tema Recensioni nasce dal recente sfogo – per così dire – pubblicato su Instagram da Pierpaolo (Cyrus di Gioco con lo Scemo).

Ambizioni

È risaputo che una delle ambizioni più grandi da parte dell’utenza videoludica è scrivere recensioni, parlare dei videogiochi appena completati. Negli ultimi tempi, le recensioni hanno (sfortunatamente) perso quasi di significato, dirottate maggiormente sulle emozioni date da un determinato gioco e dalla sua narrazione, perdendo così lo scopo Analitico per cui sono nate.

Da qui il titolo: “Recensioni oggettive o soggettive?”

Tra i vari post, commenti e tweet che si possono leggere in circolazione, è palese che l’utenza abbia completamente dimenticato lo scopo principale di una recensione:

Esame critico, in forma di articolo più o meno esteso, di un’opera di recente pubblicazione

Treccani.it

Come siamo arrivati a ciò?

Col tempo capita di affezionarsi ad un creatore, come Tetsuya Nomura (Kingdom Hearts, Final Fantasy VII Remake) o Hideo Kojima (Metal Gear Solid, Death Stranding) oppure al più recente Neil Druckmann (The Last of Us), quindi si tende ad esser meno obiettivi, passando oltre i difetti delle loro produzioni Innalzando la bandiera della “bellezza artistica”.

In sostanza, negli ultimi tempi capita fin troppo spesso di elogiare un titolo, applicandogli l’appellativo di Capolavoro (termine stuprato a più riprese, a mio dire). Lo abbiamo visto tempo fa con The Last of Us e lo stiamo (ri)vedendo in questi giorni col suo sequel, per non parlare del ritorno in pompa magna di Death Strainding – grazie al rilascio della versione PC per Steam ed Epic Games Store.

Leggi  First Playable 2023: torna il più grande evento di videogiochi italiano

Arriviamo al punto

Una recensione può essere oggettiva? Può contenere dei dati inopinabili? La risposta è… Si. Anzi, la recensione deve innanzitutto esser oggettiva, deve mettere nero su bianco ogni pregio e difetto di un determinato prodotto, senza far prevalere le proprie emozioni. Sia chiaro, non voglio dire che ci si debba trasformare in dei robot senza anima e cuore, ma quando ci si pone l’obiettivo di informare l’utenza, si deve essere onesti. Un Death Stranding difficilmente dovrebbe esser considerato un ottimo videogioco soltanto per i suoi propositi, perché altrimenti perfino un Deadpool – il quale ambisce ad intrattenere con scenette esilaranti, al punto da dare l’impressione di star leggendo un qualche albo – risulterebbe eccezionale, un titolo da 10/10 by XXX – piccola, e soprattutto ironica, citazione dal webbe.

Data la rabbia che risiede nelle menti del popolo del web, voglio specificare una cosa: Death Stranding è soltanto un esempio, dato che ha generato un certo clamore. A sostegno di questo mio piccolo articolo, potete prendere un qualsiasi videogioco, come The Last of Us, la serie Dark Souls – che personalmente ho adorato -, Hellblade Senua’s Sacrifice – altro titolo che ho fortemente apprezzato – e chi più ne ha più ne metta.

Quel che voglio dire è questo: nel momento in cui si vuol parlare di ciò che un videogioco vuol proporre, del messaggio inserito da parte dell’autore, delle riflessioni che vuole instillare nel giocatore, la sede più adatta non è una recensione, bensì un corposo editoriale o approfondimento. Alla fin fine le recensioni non sono altro che delle analisi, un approfondimento – per definizione – è un mezzo più che adatto per approfondire al meglio un videogioco, veicolandone il messaggio.

Leggi  Elite Dangerous: l'utenza PlayStation e Xbox può continuare a giocare su PC

Per non perdervi ulteriori sviluppi, seguiteci su Facebook e Twitter, oppure entrate a far parte del nostro gruppo Facebook o Telegram!

PER ALTRI APPROFONDIMENTI

Se volete supportarci, effettuate acquisti tramite i nostri link oppure donate una cifra irrisoria cliccando su quel tenerissimo maialino che vedete in cima a destra nell’articolo!

Luca Maiolini

Gli FPS a stampo militare erano il mio pane quotidiano e gli RTS facevano da contorno, Brothers in Arms ed Imperivm erano il mio chiodo fisso. Poi, venne il giorno in cui abbracciai PlayStation 3 e mi collegai alla rete, così una valanga di videogiochi mi piombarono addosso! Ad oggi mi ritrovo a giocare un po' di tutto, dai titoli Platinumgames fino ai JRPG di casa Square Enix.

You may also like...